A volte è stupefacente pensare alla forza della vita. Siamo in grado di sopravvivere a difficoltà, lutti, dolori del fisico e dell’anima. In psicologia tutto ciò si chiama resilienza. Un termine oggi a volte abusato, ma che indicata la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà. Attorno a questa attitudine ruota il nuovo romanzo di Sandro Veronesi, intitolato Il colibri e pubblicato dalla casa editrice La nave di Teseo. Ritengo che i romanzi più intensi, quelli che riescono ad entrare nell’animo del lettore e a lasciare un segno, siano le storie che raccontano i dolori dell’umanità, cogliendoli nella quotidianità. In questo Sandro Veronesi è un vero maestro. Pensate per esempio a Caos calmo, il libro che lo ha reso famoso e gli ha valso il Premio Strega, da cui il regista Antonello Grimaldi ha tratto l’omonimo film interpretato da Nanni Moretti. La storia di un uomo realizzato, che vede la vita crollargli davanti agli occhi quando la donna che ama muore a causa di un aneurisma, e reagisce a questa tragedia con un’insolita calma. C’è una certa somiglianza tra Pietro Paladini, protagonista di Caos Calmo, e Marco Carrera, protagonista de Il colibri. Entrambi sono colpiti dal lutto, dall’abbandono e dal distacco. Marco è un sopravvissuto. Ha dovuto elaborare il lutto per la morte della sorella adorata e mitizzata. L’abbandono della donna amata, con cui per anni ha intrattenuto una relazione platonica ed epistolare. Il distacco dalla moglie, che lo ha ingannato per anni. Eppure Marco Carrera non soccombe, non si lascia trascinare verso il basso. Come il colibrì, per restare fermo in volo, muove le ali così velocemente che l’occhio umano non riesce a cogliere il battito, così Marco resta saldo nella sua posizione. La sua vita è una lunga sospensione. Soprattutto permane nella posizione di padre, garantendo tutto l’appoggio possibile alla figlia. Il colibrì è un romanzo non immediato. Il lettore si immerge lentamente nella vita del protagonista, grazie a una forma di racconto molto fluida. Il passato e il presente si intrecciano. Come anche la narrazione in terza persona si interseca a scambi di lettere, email e messaggi grazie ai quali i personaggi si svelano lentamente. Tutto questo crea un’interessante suspense che vi intrappolerà come la tela del ragno.
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