Intervista a Stella Pulpo, Autrice di "Esserti fedele sempre (o forse no)" - The Fashion Attitude
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Intervista a Stella Pulpo, Autrice di “Esserti fedele sempre (o forse no)”

by Federica Livio
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Quanto è bello sentirsi perfettamente rappresentate, interpretate, capite, raccontate da una voce nota e autorevole nel mondo digitale? A me succede così con Stella Pulpo, alias @memoriediunavagina, blogger e Instagrammer che regala al web le sue riflessioni su se stessa, sul luogo in cui vive, sulle relazioni e su ciò che la circonda.
Per me come redattrice e come donna alla soglia dei 30 anni è stato un onore avere l’opportunità di intervistarla e di riservarle uno spazio nel nostro magazine!
E ora, mentre sfoglio le pagine del nuovo libro di Stella, Esserti fedele sempre (o forse no), vi regalo la sua intervista, consapevole che la sua voce è, è stata e sarà amica di molte di voi.

  • Ciao Stella, siamo fan accanite del tuo blog e account Instagram @memoriediunavagina: te l’avranno chiesto tre milioni di volte, ma questo progetto, nato nel 2011, ha avuto per te una funzione catartica?

Stella Pulpo

Certo che sì! Il progetto è nato esattamente con uno scopo terapeutico: avevo 25 anni, una relazione malamente conclusa alle spalle, una nuova città da imparare a vivere (Milano), un lavoro da milleurista e una marea di paturnie da smaltire. Fin da bambina il mio strumento di sfogo era stata la scrittura e così, in quel lontano 2011, creare un blog personale col nome di un organo genitale, nel quale raccontare, esorcizzare, vivisezionare e ricomporre ciò che mi capitava, mi parve una buona idea (anche perché, per i primi anni, avevo il super-potere dell’anonimato che mi ha concesso di toccare temi più o meno scottanti in maniera sufficientemente sfacciata). Ad ogni modo, Memorie di una Vagina è nato con l’obiettivo di aiutarmi a stare meglio, a capire chi fossi e cosa volessi, cosa mi dava gioia e cosa tribolazione. Quelli erano gli anni del boom del dating e del capovolgimento dei ruoli di genere. Era il momento storico in cui si rendeva evidente il paradosso della mia generazione, cresciuta a metà tra i miti tradizionali e la rivoluzione mediatica, le promesse borghesi e il permanente stato di crisi (finanziaria, politica, occupazionale) del nuovo millennio. Sorprendentemente, le mie elucubrazioni si sono rivelate più universali di quanto pensassi, hanno raccolto un seguito di lettori (soprattutto donne ma non solo) che capivano, condividevano, riuscivano persino a sentirsi espresse o rappresentate dai miei post. La community è diventata una vera officina di opinioni al femminile nella quale si discuteva abbastanza civilmente di tutto. Poi, nel corso di un decennio, il clima sui social è cambiato, fino a diventare quello odierno che tutti ben conosciamo.

  • Il tuo femminismo irrorato da una vena di ironia ci piace molto: quanto pensi sia facile e naturale al giorno d’oggi parlare da donna alle donne?

Io penso che le donne siano cresciute con una serie di pregiudizi su se stesse: non sappiamo essere solidali, nonstella pulpo sappiamo fare squadra, non sappiamo essere amiche senza entrare in competizione, approfittiamo del nostro corpo per fare carriera, spettegoliamo e facciamo sgambetti come se non ci fosse un domani (come in tutti gli stereotipi, c’è un pezzo di verità, ma è solo una parte dell’insieme). Penso anche che siamo cresciute con una serie di comandamenti culturali che ci spiegavano come essere per risultare conformi sotto la grande lente del patriarcato, e cioè magre, giovani, belle, carine, curate e accudenti, assertive, gentili, fertili, virtuose, indipendenti (ma non troppo), disinibite (ma non troppo). Penso che siamo cresciute senza la coscienza di essere un gruppo e di essere accomunate tutte, a qualsiasi longitudine e latitudine, in qualsiasi epoca della storia, dalla stessa discriminazione: quella basata sul genere. Fatte queste premesse, se da un lato è prioritario definire e consolidare la voce femminile nel dibattito pubblico, è altrettanto importante intercettare il giusto tono, porre l’accento sui temi rilevanti, imbastire conversazioni che parlino alle persone in quanto tali. La cultura non si cambia con la segregazione dei generi, ma con il dialogo tra le parti. Ponendo in relazione le tensioni del vivere condiviso, spiegando fino alla nausea, ascoltando i punti di vista altrui, vedendo che la società nel suo complesso è come un insieme di vasi comunicanti che vanno equilibrati tra loro. Ovvio, non è né semplice, né immediato, e generalmente chi detiene un privilegio (spesso in maniera talmente inconsapevole da ritenere che sia “naturale”) non ha una gran voglia di rinunciarvi o di rinegoziarne il perimetro. Tuttavia, il cammino evolutivo che siamo chiamati a percorrere interessa tutti ed è importante rivolgersi a tutti, indipendentemente da genere, orientamento, etnia, provenienza.

  • La cornice culturale in cui viviamo non sempre restituisce all’uomo quell’aura di “sesso forte” e “pater familia” di cui era investito in passato, destabilizzandolo. Come pensi questo influisca sulle relazioni?

stella pulpo

Per i primi anni della mia attività di blogger mi sono concentrata sulle ansie e le pressioni che gravano sull’essere femmina, e sono talmente tante che non ho avuto il tempo di ragionare su quelle che viaggiano con l’essere maschio. Poi, quando gli uomini hanno iniziato a raccontarmele, mi sono accorta che non è necessariamente una passeggiata di piacere per loro. Essere educati per diventare il “sesso forte” porta con sé tante storture quante ce ne sono nel dover essere il “sesso debole”. Implica il bisogno di dare costantemente prova di virilità, di successo, di forza, di voracità sessuale. Richiede di confermare costantemente un ventaglio di aspettative che non necessariamente corrispondono a ciò che quell’uomo desidera, prova, ritiene più giusto. Il condizionamento culturale è subdolo e implacabile, e in questa situazione di cambiamento non c’è da stupirsi che molti si scoprano traumatizzati, disincentivati, intimiditi persino. Il discorso è sempre lì: mettere in relazione le relazioni. Trovare il punto di equilibrio, su un terreno che sia più consono per le individualità coinvolte e più rispettoso delle inclinazioni personali al di là delle aspettative di genere.

  • Nel blog hai scritto un pezzo molto bello sul lockdown e sul presunto ritorno a quella che siamo soliti definire “normalità”: come hai vissuto il tuo personale lockdown e cosa hai imparato?

Il lockdown è stato complicatissimo, all’inizio, come credo per tutti. Ero spaventata da molte minacce contemporaneamente: il rischio sanitario, il rischio costituzionale, il rischio di perdere libertà fino a quel momento garantite, come quella di movimento che sta alla base della vita di chi, come me, si è trasferito altrove e vive con gli affetti importanti più o meno lontani. D’altra parte, però, è stato anche un momento in cui obbligarsi alla stasi, al silenzio (che era assordante, in una città come Milano), allo sguardo più neutrale possibile verso se stessi, le proprie scelte di vita, le proprie priorità. Io ho vissuto quei due mesi con il mio compagno, ma credo che qualsiasi assetto abbia avuto sue specifiche difficoltà: in coppia, con i bambini, da soli, con i genitori anziani. Non saprei dire con precisione cosa ho imparato, se non a governare un po’ meglio me stessa quando il malessere mi assale, fare la focaccia in casa, comprare frutta e verdura nella bottega di quartiere, accettare che non tutto dipenda dalla mia volontà o dall’esercizio del mio controllo, ricordare che ciò che è difficile per me non è detto sia semplice per gli altri. Rallentare. Demandare. Accettare la fragilità. Smetterla di pianificare sempre tutto, perché poi la vita accade e ti scompagina le carte, un po’ come pare a lei. Cose così, insomma…

  • Dicci qualcosa sul tuo nuovo libro, che abbiamo già pronto sul comodino!

stella pulpo

Il nuovo libro non è un romanzo, non ha una trama, non ha una morale e non ha dei protagonisti principali. Esserti fedele sempre (o forse no) è una carrellata di storie e di personaggi che ci raccontano modi diversi di vivere l’amore, il sesso, la famiglia, la genitorialità, le relazioni nel senso più lato possibile. Tecnicamente si tratta di un reportage narrativo che ambienta in Puglia, nella giornata del matrimonio di Viola e Riccardo, il racconto delle storie di tutti gli invitati, disposti secondo un particolare tableau de mariage che li colloca non sulla base dei loro legami di amicizia o parentela, ma in virtù del loro status sentimentale. Così, nel corso del libro e della giornata, ci si sposta da un tavolo all’altro, scoprendo le vicende di coppie tradizionali, coppie senza figli, coppie bianche, miste, aperte, a distanza, ma anche single e poliamorosi. Alcune sono storie molto comuni, nelle quali è facile riconoscere se stessi o i propri cari. Altre, che sono storie più particolari di diversità, inclusione, sperimentazione, aprono lo spazio per una riflessione su qualcosa di meno mainstream ma ugualmente interessante. È un libro che si può leggere in maniera lineare, dall’inizio alla fine, oppure consultando direttamente il “tavolo” di interesse, scegliendo quali tra le storie proposte approfondire. Ultimo dettaglio, il contenuto del libro si basa su interviste e approfondimenti fatti con persone di ogni età (dai 15 ai 75 anni), sebbene il focus sia, ovviamente, tra i 30 e i 40. In genere non sono molto brava a “vendere” i miei libri, ma – dopo l’esperimento con Giulia De Lellis – è stato molto interessante uscire da me stessa e dar voce ad altre storie e altri punti di vista. Scrivere la pluralità dell’amore e delle relazioni. Tenere fuori il giudizio. Portare a galla il coefficiente di umanità che c’è in tutti gli interlocutori. Insomma, voglio molto bene a questa opera, anche se è molto diversa dal mio precedente romanzo. Per il resto non so. Vediamo, aspettiamo e incrociamo le dita insieme!

Grazie Stella, grazie davvero per quello che fai e per questa intervista! Non vedo l’ora di finire di leggere il tuo libro per capire se anche io posso riconoscermi in una di queste coppie, ognuna disfunzionale a suo modo, ma appunto per questo perfetta per com’è!

Image Source: @memoriediunavagi – stellapulpo

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2 comments

Teresa 8 Luglio 2020 - 13:19

Bella intervista frizzante e simpaTica,i nostri giorni hanno bisogno di questa sana ironia,complimenti a tutte e due 😉

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Opinion Leader 8 Luglio 2020 - 15:34

Grazie di cuore Teresa <3

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