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Fino all’alba: la maternità fra luci e ombre

by Diletta Cecchin
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Quando pensi di fare un figlio? Avete in programma un fratellino o una sorellina? Il bambino è così piccolo, hai già ripreso a lavorare? Non hai ancora ripreso a lavorare, e quando il bambino andrà a scuola tu cosa farai?

Fino all'alba

Queste sono solo alcune delle domande che le donne (mai gli uomini) si sentono spesso rivolgere. Domande indiscrete, poste con eccessiva leggerezza, a cui abbiamo tutto il diritto di non rispondere. Perché magari un figlio non lo vogliamo, oppure lo desideriamo tantissimo, ma non riusciamo ad averlo. E in generale perché la maternità è una questione privata e personale. Della maternità parlano diversi romanzi, descrivendolo molto spesso come un momento splendido, di pura gioia e potenza femminile. Tutto vero. Però la maternità può essere anche dolore, fisico e psicologico, come ha narrato Polly Clarck in Larchfield, di cui vi avevo parlato tempo fa. Oppure può essere accompagnata da un profondo senso di solitudine e abbandono, come accade in Fino all’alba, romanzo dell’autrice francese Carole Fives, pubblicato in Italia da Einaudi.
La protagonista di Fino all’alba è una madre single di un bambino di due anni. Il padre del bambino un giorno è uscito dalla porta di casa senza dare più notizie. Le giornate della donna sono completamente assorbite dal piccolo, tra merende, giochi, passeggiate al parchetto e notti insonni. Con conseguenze psicologiche ed economiche disastrose.  
Prima di diventare madre, infatti, la protagonista era una grafica freelance molto apprezzata. Ora riesce a ritagliarsiFino all'alba poche ore al giorno per portare a termine qualche lavoretto, che non le permette né di pagare l’affitto né una baby-sitter. Ormai la donna vive in una totale simbiosi col bambino e l’unica soluzione che riesce a trovare è fuggire. Nel cuore della notte, per brevi passeggiate lungo le vie dell’isolato, durante le quali può riprendere a respirare, sperando che il bambino non si svegli. Ovviamente queste fughe sono accompagnate da un senso di colpa straziante, accentuato dai giudizi taglienti che la protagonista legge in diversi forum in cui le mamme si confrontano. Eppure non riesce a farne a meno, ormai sono indispensabili come l’aria e il cibo.
In Fino all’alba, Carole Fives ha avuto il grande coraggio di abbattere il velo dorato che spesso avvolge la maternità. La protagonista del suo romanzo ormai non è più una persona, con una propria individualità, è una mamma, totalmente avvinta da questo ruolo. Il semplice fatto che non conosciamo il suo nome, testimonia la totale perdita di identità della donna. Inoltre, questa storia, è anche una forte accusa nei confronti di tutte le mancanze dell’amministrazione pubblica francese, delle persone sempre pronte a giudicare e mai ad aiutare, di alcuni uomini che pensano di poter dismettere la paternità come un vecchio cappotto. Fino all’alba è un romanzo da leggere con una disposizione d’animo pronta ad accogliere e non a giudicare, perché ogni tipo di maternità è degna di essere raccontata e ascoltata.

Image Source: Pixbay – Einaudi

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