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Bellezza e ricerca: intervista alla designer Francesca Zoboli

by Federica Livio
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Il design, la progettazione e la decorazione degli spazi mi hanno sempre affascinata. Mi accorgo che vivere e lavorare in un ambiente che reputo “bello”, esteticamente gradevole, e che rispecchi i miei gusti mi aiuta ad essere più serena e produttiva. Per questo motivo, adoro incontrare persone che si occupano della ricerca e della progettazione degli spazi: in questo caso, ho avuto l’opportunità di avere una chiacchierata interessante con Francesca Zoboli, decoratrice, illustratrice e oggi wallpaper designer per l’azienda Wall&Decò, che si occupa di carte da parati di alto livello. Artista poliedrica, Francesca Zoboli fa della sua arte una costante ricerca, nella sperimentazione di tecniche diverse e l’accostamento di materiali eterogenei.

Francesca Zoboli

 

  • Ciao Francesca, in questo momento abbiamo bisogno di bellezza, ancora più del solito. La tua espressività nasce dall’unione di grafica, visual design, decorazione, design, pittura e illustrazione. C’è un denominatore comune?

Effettivamente il mio lavoro è molto articolato e spazia in vari campi, forse perché la mia formazione è stata diversificata fin dall’inizio. Ho studiato alla Scuola Politecnica di Design di Milano ispirata dai dettami del Bauhaus e incentrata sugli studi di teoria della forma e del colore applicate al visual design, poi per contrasto mi sono iscritta all’Accademia di Belle Arti di Brera, che mi ha aperto al mondo delle arti visive, intese come espressioni e interpretazioni del mondo, sviluppando un forte interesse per le varie manifestazioni artistiche contemporanee, in particolare mi ha sempre interessato il modo il lavorare di quegli artisti delle avanguardie del ‘900 che ruppero i confini delle singole arti slittando tra pittura , arti applicate, editoria, con grande disinvoltura e ottenendo risultati straordinari. Finiti gli studi, ho iniziato a lavorare presso studi di grafica e illustrazione per poi fondare con due amiche uno studio di decorazione che è stato attivo per quindici anni. Le varie competenze, a un certo punto, hanno iniziato a trasfondersi una nell’altra in modo abbastanza spontaneo. Il modo di lavorare basato sulla sperimentazione dei materiali e la pratica della pittura astratta credo che siano il “fil rouge” che caratterizza i miei lavori.

Francesca Zoboli

  • Ci parli un po’ del tuo “Atelier Mobile”?

Lo studio “Atelier mobile” nasce quando ho smesso di occuparmi di decorazione tradizionale (trompe l’oeil, stencil, finti marmi, dorature ecc.). Sentivo il bisogno di cambiare completamente registro, così per qualche anno mi sono dedicata alla pittura, ho iniziato a dipingere sperimentando materiali eterogenei come la ruggine, la cera, i pigmenti, utilizzando la tecnica del frottage e del collage su carte da pacco e carte povere trattate in vari modi. Tutto questo lavoro è infine confluito nella produzione di carte da parati dipinte a mano. Atelier mobile vuol dire andare fisicamente nelle case, negli uffici, nei negozi o altro, per progettare gli interventi in modo mirato e personalizzato. A volte basta anche la decorazione di superfici minime, come porte, pannelli, divisori, per dare carattere a un ambiente. Nelle carte che propongo è molto importante la qualità artigianale e unica del lavoro, che dona preziosità ai materiali tra cui a volte figura pure la foglia d’oro. Collaboro spesso con architetti, ma anche direttamente con privati. Il lavoro più prestigioso che mi è capitato di fare sono le decorazioni dei pannelli per il negozio di Kenzo a Parigi, progettato da Antonio Marras e dallo studio Beltrame & Gelmetti. Atelier mobile vuol dire anche progettare interventi in ambiti totalmente diversi, come i libri per le case editrici Topipittori e La Grande Illusion, o i laboratori per adulti e bambini per festival, biblioteche, scuole, librerie.

Francesca Zoboli

  • Che cosa ti ispira, nella scelta dei colori, delle grafiche, delle forme, quando personalizzi una parete?

Sono una grande appassionata di piante e il mondo naturale mi affascina in tutte le sue manifestazioni, spesso i pattern e le gamme cromatiche che scelgo provengono da lì, sempre però declinati in una sintesi che mi conduce verso il geometrico e l’astratto. Da otto anni sono wallpaper-designer per l’azienda Wall&Decò dove tutta la mia ricerca ha trovato casa, e dove, grazie ai processi di stampa, l’analogico si è integrato col digitale, permettendomi di esplorare nuove modalità espressive, impossibili da realizzare con le sole tecniche pittoriche.

  • Hai dei riferimenti a livello culturale a cui ti ispiri? Designer, artisti, compositori…

Cito almeno due signore delle avanguardie del ‘900: Sonia Delaunay e Annie Albers, e poi direi che la fotografia, il cinema, la letteratura, la poesia il teatro e la danza sono tutti luoghi pieni di pensieri interessanti che cerco per quel che posso di frequentare. I nomi sono tantissimi, a parte i classici posso elencarne alcuni: Luigi Ghirri, Martin Parr, Franco Piavoli, Ruben Ostlund, Valerio Magrelli, Mariangela Gualtieri, Virgilio Sieni, Paul Cox, William Kentridge, Christiane Lohr, Marion Baruc, Isabella Ducrot, Lucia Pescador. Inoltre mi interessa tutto quello che è la cultura popolare/artigianale dei popoli, le civiltà contadine, l’art brut.

Francesca Zoboli

  • Qual è il lavoro non ancora realizzato ma che punti a portare a termine nella tua carriera?

Mi piacerebbe progettare per il mondo del tessile, che non conosco, ma che mi attira molto, magari quello dei tappeti contemporanei, in cui credo mi troverei molto a mio agio.

Grazie Francesca Zoboli per averci dedicato il tuo tempo! Continueremo a seguirti sui social e a lasciarci ispirare dalle tue realizzazioni!

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