Esistono diversi modi di prendersi cura di sé e degli altri. Ci si può prendere cura di uno o più figli, nostri o altrui. Di un genitore anziano o di un compagno malato. Di un amico o di un vicino di casa. Nell’esperienza della cura, oggi ancora prettamente femminile (sono statisticamente più donne a fare le infermiere, le badanti, le maestre, le tate…), c’è il seme della maternità. Di conseguenza, come esistono diversi modi di prendersi cura, esistono diversi modi di essere madre. Di questo parla La figlia unica, romanzo dell’autrice messicana Guadalupe Nettel, pubblicato da La nuova frontiera. La storia raccontata ne La figlia unica ruota intorno a tre donne. Laura, la protagonista e narratrice, che ritiene che la maternità per una donna sia solo un fardello, un limite, un peso emotivo ed economico che ricade interamente sulla parte femminile della coppia. Coerente col proprio pensiero, ha deciso di operarsi e farsi chiudere le tube. Alina, amica di Laura dai tempi dell’università a Parigi, inizialmente era in linea col pensiero della protagonista. Tornata in Messico, però, col compagno Aurelio scopre un profondo desiderio di maternità, si sottopone a diverse cure ormonali fino a che riesce a rimanere incinta. Infine Doris, vicina di casa di Laura, madre di un bambino terribile, che cade in preda a tremende crisi di rabbia che la madre non riesce a gestire. Il motore narrativo de La figlia unica prende avvio quando Laura torna in Messico, dopo anni di viaggi in giro per il mondo, rincontra Alina e scopre che l’amica è incinta. Inizialmente non riesce ad essere felice per lei, pensa che Alina entrerà a far parte della schiera di amiche mamme con cui ha smesso di intrattenere rapporti. Ma piano piano scopre dentro di sé un senso profondo di amore e protezione per l’amica e la bambina che porta in grembo. La gravidanza procede nel migliore dei modi fino al settimo mese, quando Alina scopre che la piccola è affetta da una rara malattia celebrale che la porterà a morire nel momento della nascita. Parallelamente Laura inizia ad intrattenere un rapporto col figlio della vicina Doris. All’inizio si avvicina a lui mossa più che altro da curiosità: vuole capire cosa spinge questo bambino a urlare parole terribile in direzione della madre. Scopre però una storia di perdita, dolore e difficoltà che la spinge a legarsi a madre e figlio e a cercare di aiutarli. La figlia unica è un libro di cui negli ultimi mesi si è parlato molto. Oggetto di diverse recensioni, è protagonista anche di alcuni gruppi di lettura. In particolare vi consiglio di partecipare al gruppo Le nostre anime di notte, organizzato dalla Libreria Popolare di Via Tadino di Milano, che si terrà su Zoom lunedì 15 febbraio, dove sarà presente anche l’autrice. Sicuramente è un libro che non può lasciare indifferenti, che fa pensare e discutere, che si rende disponibile a diversi livelli di lettura e tipi di riflessione. Un libro che solo all’apparenza potrebbe essere femminile, ma che in realtà porta con se una tematica universale.
La figlia unica: cosa significa prendersi cura?
by Diletta Cecchin
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Diletta Cecchin
Ho una grande passione per i libri. Abituale frequentatrice di biblioteche e librerie, un po’ giornalista è un po’ libraia, cercherò di trasmettervi il mio grande amore per la lettura, consigliandovi ultime uscite e titoli da non perdere, incontrando per voi gli scrittori emergenti del momento. Un amico e un maestro un giorno mi ha detto “consigliare un libro è diventare responsabile delle emozioni altrui”. Mi prenderò cura delle vostre emozioni!
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