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La città dei vivi: e se fossi tu l’assassino?

by Diletta Cecchin
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Tutti temiamo di vestire i panni della vittima. Viviamo nell’incubo di venire derubati, ingannati, aggrediti, calpestati. È più difficile avere paura del contrario. Preghiamo Dio o il destino di non farci trovare per strada un assassino. Ma quale ostacolo emotivo dobbiamo superare per immaginare di poter essere noi, un giorno, a vestire i panni del carnefice?

Un fatto di cronaca realmente accaduto. Un terribile omicidio che per settimane ha sconvolto l’opinione pubblica per la ferocia con cui è stato commesso. Sullo sfondo Roma, una città che sembra sul punto di inabissarsi nella propria corruzione; una corruzione sia materiale che morale. A tenere le fila di tutto ciò una scrittura superlativa, tragica, in grado di trasmettere l’angoscia che inevitabilmente questa storia porta con sé. Il romanzo di cui vi voglio parlare questa settimana è La città dei vivi, di Nicola Lagioia, pubblicato da Einaudi. Ne La città dei vivi, Lagioia porta in scena, quasi si trattasse di una tragedia greca, l’omicidio Varani.

La città dei vivi

Era il marzo 2016 quando, in un appartamento al decimo piano di un palazzo della periferia romana, Marco Prato e Manuel Foffo uccidono barbaramente, dopo ore di sevizie, il giovane Luca Varani. Due coltelli, un martello, una corda intorno al collo, tutto questo è servito a dare la morte a Varani. A compiere questo gesto due figli di buona famiglia. Un attoLa città dei vivi inspiegabile, inimmaginabile, portato a termine dopo giorni di bagordi a base di vodka e cocaina. Per settimane i giornali e le televisioni non hanno parlato d’altro. L’omicidio Varani è entrato nella testa di tante persone, proprio perché senza movente apparente, tant’è che alcuni hanno addirittura azzardato un caso di possessione. Anche Nicola Lagioia è rimasto avvolto nelle spire di questa storia. Fin dai primi giorni ha seguito il caso, intervistando i protagonisti e affiancando i giornalisti, leggendo gli atti del processo, parlando con gli avvocati. Da questo bisogno di capire è nato La città dei vivi. Questo romanzo, e il mondo in cui è strutturato, mi ha ricordato l’Inferno di Dante. Nicola Lagioia è un moderno Virgilio che ci conduce per mano a scoprire il lato oscuro dell’animo umano. In lui non troviamo mai un atteggiamento giudicante, ma solo la necessità di comprendere com’è possibile che due ragazzi di buona famiglia, senza precedenti alle spalle e ritenuti in grado di intendere e volere, sono arrivati a commettere un omicidio così barbaro e inspiegabile. La città dei vivi è un libro che non è un romanzo, un giallo o una non-fiction novel, e allo stesso tempo è tutto questo. Etichettarlo, dandogli un genere, sarebbe riduttivo. Si tratta di “un viaggio per le strade buie della città eterna, un’indagine sulla natura umana, sulla responsabilità e la colpa, sull’istinto di sopraffazione e il libero arbitrio, su chi siamo o chi potevamo diventare”.

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