«…quando cadde mio padre sapeva che il suo lavoro era in nero, non aveva assicurazione per gli infortuni, non aveva la tredicesima, la busta che gli davano un mese sì e un mese no doveva andare a chiederla a bassa voce, doveva insistere e ricordare che lui esisteva e che come gli altri alle cinque del mattino s’alzava e andava in cantiere, sapeva che non ci sarebbe stato sindacato, non ci sarebbe stata tutela, non ci sarebbe stata denuncia».
Intorno al libro di cui vi parlo questa settimana ruota una grande aspettativa. Infatti lo troviamo sia fra i dodici candidati al Premio Strega 2021, sia nella cinquina dei finalisti del Premio Campiello 2021. L’acqua del lago non è mai dolce, di Giulia Caminito, edito da Bompiani, è un romanzo che colpisce l’attenzione del lettore fin dal titolo. Un ossimoro che trasmette immediatamente l’idea di una storia dura e amara. Non da meno la copertina, in cui una ragazza dai capelli rossi seduta sul proprio letto, vede dell’acqua putrida, in cui galleggiano pesci, foglie e fiori, invadere la stanza. Il significato di questa immagine vi sarà chiaro solo al termine del libro. A fare da sfondo alla storia narrata ne L’acqua del lago non è mai dolce, ovviamente uno specchio lacustre, quello del Lago di Bracciano. Qui approda la famiglia di Gaia, la protagonista, il cui nome apparirà veramente poche volte all’interno del romanzo. Gaia è la figlia di Antonia e Massimo, lei una donna fiera e testarda, che da sola si occupa dell’interna famiglia, lui un uomo disabile, condannato alla sedia a rotelle da un incidente sul lavoro. Gaia ha un fratello più grande, Mariano, figlio di una relazione precedente di Antonia, e due fratelli più piccoli, i gemelli Maicol e Roberto. In sei vivevano in uno scantinato di una palazzina romana. Dopo anni di documenti, lotte e urla, grazie alla caparbietà di Antonia, la famiglia è riuscita ad ottenere una casa popolare in un quartiere benestante di Roma. Qui però la vita è troppo cara per una donna che col suo unico stipendio deve mantenere sei persone. Grazie a delle conoscenze, riescono a scambiare la casa di Roma con un appartamento in provincia, dove la vita è più semplice. È qui che si dipana l’infanzia e l’adolescenza di Gaia, fra conti che non tornano mai, amicizie, corse in motorino e libri. L’acqua del lago non è mai dolce è un romanzo che ruota intorno a due donne, che brillano come due stelle, ma la luce di una rischia di soffocare l’altra. Infatti Antonia è una madre che invade, che scalza, che progetta, che lascia poco spazio alla libertà dei figli di definirsi autonomamente. Su Gaia, Antonia riversa tutte le speranze di una vita migliore. Gaia deve studiare per affrancare la famiglia da un destino fatto di lavori precari e povertà. Gaia accetta, non si lamenta, ma dentro di lei si scava un buco nero, che emerge in azioni sconsiderate, spesso oltre il limite della legalità. L’acqua del lago non è mai dolce si inserisce in quel filone narrativo che narra l’adolescenza al femminile vissuta in provincia, inaugurato ormai più di dieci anni fa da Silvia Avallone con Acciaio. Un romanzo che non fa sconti, in cui il disagio sociale e la ribellione adolescenziale sono narrati nei loro risvolti più cupi.
Image Source: Bompiani