Se io fossi stata un prete ebreo, al posto di cialde insipide avrei dato ai miei parrocchiani delle pizzette. Anche il rabbino ha detto che sono kasher. Se si deve mangiare qualcosa che abbia a che fare con Dio, che almeno sia saporito.
A parlare è Rachele, la protagonista del nuovo romanzo di Abraham B. Yehoshua, intitolato La figlia unica e pubblicata da Einaudi. In questo breve scambio di battute, che Rachele intrattiene con il nonno, sono racchiusi tutta l’ironia, il sarcasmo, ma anche l’audacia e la maturità della protagonista del romanzo di questa settimana.
Come si può intuire dal titolo, Rachele è La figlia unica di una ricca famiglia ebraica, che vive in una città del Nord Italia. I palazzi, il personale di servizio, le prove degli abiti, le vacanze in montagna donano al libro un’aura passata, démodé. Sembra un romanzo ambientato in un’epoca passata. In realtà ci troviamo a cavallo tra gli anni Novanta e gli anni Duemila. Rachele frequenta le scuole medie e si sta preparando alla cerimonia del suo Bat Mitzvah. Ama lo studio della lingua ebraica e le lezioni col rabbino. Allo stesso tempo però ha un nonno cristiano, e si preoccupa di offendere la sua sensibilità pronunciando una preghiera che riserva parole dure nei confronti degli infedeli che adorano vanità e vacuità. Ha una nonna atea che ne vuole sapere ben poco di cerimonie religiose, perché alla fine quello che conta è l’essere umano e non ciò in cui crede. E le piacerebbe interpretare la Vergine Maria nella recita scolastica organizzata per il periodo natalizio, perché Rachele sa distinguere molto bene il credo religioso da una pantomima.
La mente di Rachele si sta formando ed è costellata di domande, interrogativi, dubbi. La incuriosiscono le storie del nonno paterno, che durante la guerra, per sfuggire alla furia nazista, si è finto un prete cattolico in un piccolo paesino di mare. Non comprende l’eccessiva ortodossia del padre, che le impedisce di partecipare alla già citata recita scolastica, timoroso che Rachele si inizia a interessare troppo di questioni di Chiesa.La figlia unica, con l’humor e la profondità di vedute tipiche di Abraham B. Yehoshua, mette a confronto due culture, quella ebraica e quella cristiana, consegnandoci una storia che ricorda una favola antica, per ciò che cela: un’accurata riflessione sui misteri dell’essere umano.
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