I fantasmi. Lei, chi prima di lei, e gli amici, e i colleghi, i passanti per la strada, i conoscenti, persino loro a Rimini. Tutti in una nebulosa. E là da parte, nitidissimi, il tavolo e noi altri. I giocatori.
Una malattia che fa paura, che porta dolore e sofferenza. Il gioco d’azzardo è una dipendenza che in Italia colpisce migliaia di persone, a volte anche giovanissime. Marco Missiroli ha deciso di parlarne nel suo nuovo romanzo, Avere tutto, pubblicato da Einaudi.
Avere tutto ruota intorno a due temi principali: il gioco d’azzardo, come ho appena detto, e il rapporto padre-figlio. Sullo sfondo Rimini, città che diventa personaggio di questo nuovo libro, breve e intenso. Cosa si prova a ritornare a casa da un padre anziano, ormai vedovo, e scoprire che gli restano pochi mesi di vita? Cosa significa abbandonare Milano per fare ritorno nella cittadina in cui si è nati e cresciuti? Una città di provincia, Rimini, fortemente caratteristica, meta, ormai un po’ sorpassata, di lunghe vacanze estive in famiglia, che d’inverno si spopola. Siete mai stati sulla riviera romagnola a novembre? Io sì, è un luogo spettrale: cumuli di sabbia a proteggere gli stabilimenti balneari, alberghi chiusi con assi di legno alla finestre, nebbia, tantissima nebbia. L’ambientazione perfetta per mettere in scena un lungo e doloroso addio. Quello di un figlio nei confronti del padre. I protagonisti di Avere tutto sono Sandro, colui che ritorna, e Nando, non papà o babbo, Sandro ha sempre chiamato il padre col nome di battesimo, che ormai è pronto a compiere l’ultimo viaggio.
Da giovane Nando ha fatto diversi lavori: autista di bus turistici, ferroviere, proprietario del bar America. Ma la sua vera e unica passione è sempre stato il ballo. Lui e la moglie, suo grandissimo amore, hanno ballato nelle principali competizioni della riviera romagnola. Anche Sandro, pubblicitario quarantenne, ha una passione: il gioco d’azzardo. Non cavalli, slot, scommesse. Solo ed esclusivamente il tappeto verde. Il poker. Sandro tu hai il dono, gli dicevano. Più che un dono, si è rivelato una maledizione, che lo ha portato dall’avere tutto (un lavoro, una compagna con cui programmare il futuro), a rimanere con poco e nulla in mano.
Erano due anni e mezzo che aspettavamo un nuovo romanzo di Marco Missiroli. Dal penultimo, Fedeltà, hanno tratto anche una serie tv Netflix. Perché le storie di Missiroli si prestano facilmente a essere riproposte per immagini. Parlano di relazioni, di sentimenti, di passioni con un linguaggio che è un marchio di fabbrica. Ogni volta che prendo in mano un nuovo libro di questo autore mi devo ritarare sulle frequenze della sua scrittura (sincopata, breve, quasi ansiogena). Il risultato però è ottimo e soddisfa sempre le aspettative!
Image Source: Einaudi