È una delle voci più influenti (e rilassanti) del settore food, nonché content creator da oltre 1 milione di followers su TikTok e quasi 400mila su Instagram. Diletta Secco, Toscana DOC, rappresenta il perfetto trait d’union fra la tradizione culinaria del nostro Paese ed il panorama digitale, sempre più veloce e bramoso di novità. Con il libro I Colori Della Mia Cucina Diletta Secco dà vita alla versione analogica del proprio lavoro sui social media, mettendo nero su bianco ricette innovative ma semplici, genuine, che sanno di casa.
Il libro, edito da Fabbri Editori, è dedicato a tutti coloro che già amano la cucina, indipendentemente dalle abilità e dal tempo a disposizione, a chi desidera approcciarsi a questa realtà per la prima volta, e certo non esclude chi ha il desiderio di cambiare approccio e focalizzarsi maggiormente sulla materia prima. Il libro è adatto a vegetariani e vegani, dal momento che tutte le ricette non presentano piatti con carne o pesce, senza trascurare chi soffre di celiachia, con ricette gluten free chiaramente segnalate. A guidare il lettore sono i colori di cui si parla nel titolo, che rimandano a quelli della frutta e della verdura utilizzati nelle ricette. Oltre a questo vi è una grande attenzione nei confronti della stagionalità delle materie prime, piccoli consigli per variare il piatto a seconda dei propri gusti e qualche chicca per ricreare dei particolari food legati al colore del capitolo.
Diletta Secco, con la pubblicazione de I Colori della Mia Cucina, è sapientemente riuscita a creare l’estensione perfetta dei propri contenuti digitali. Non è semplice dar vita ad un testo che riesca a regalare al lettore le stesse emozioni della voce narrante e delle immagini genuine che compaiono in un video, ma Diletta ha centrato l’obiettivo facendo sentire il lettore a casa fin dalla prima pagina.
La semplicità, la spontaneità ed il totale amore e rispetto per la cucina (“Se ho in mano una ricetta tipica, la seguo alla lettera. Ho paura di toccare la tradizione”, ci confessa) traspaiono chiaramente durante la nostra chiacchierata, e da amanti del buon cibo non potevamo certo farci sfuggire l’occasione per soddisfare qualche nostra curiosità.
- Com’è iniziato il tuo percorso di content creator nel settore food?
Inizialmente avevo una pagina Instagram che contava pochissime persone, quasi esclusivamente familiari e amici più stretti, e sulla quale pubblicavo principalmente foto di torte e di dolci che sperimentavo per i compleanni. Il mio boom vero e proprio è arrivato con Tik Tok. Durante il lockdown, quando tutti eravamo a casa e avevamo molto più tempo da dedicare ai social, ho scaricato quest’app ed ho iniziato da subito ad appassionarmi sia ai contenuti offerti, ossia i video brevi, sia alla forma di comunicazione propria di questo strumento. Da lì ho provato a mettermi in gioco. Ho iniziato con video con una durata che nel mio caso varia dai 30 ai 60 secondi, ed è successo tutto in un attimo! Le prime grosse visualizzazioni ti sconvolgono perchè sono numeri enormi, specialmente avendo iniziato quando la figura del creator era in fase di sviluppo. Bisogna però dire che per essere arrivata dove sono ora ci è voluta tanta costanza, non dobbiamo pensare che siano sufficienti “due numeri” per far succedere qualcosa. Devi essere costante nella comunicazione e capire cosa piace alle persone. Adesso cerco di essere presente un po’ su tutti i social – su Instagram, specialmente con i Reel, ma anche su Facebook e YouTube.
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- Il tuo libro si apre e si chiude con un omaggio alla tua famiglia ed alla tua terra, la Toscana. Come si inseriscono questi due elementi nel tuo libro e nelle ricette che condividi ogni giorno?
Tutto ciò che rappresenta le mie origini e la tradizione è di importanza fondamentale per me, e cerco di inglobarli nel mio modo genuino di comunicare. Quando registro i video cerco di ricreare quella sensazione di “sentirsi a casa”, cerco di far respirare un po’ di amore, inteso come familiarità. Ora sui social sto parlando del Natale, che per me è una ricorrenza molto importante sia a livello di contenuto, perchè amo raccontare tutto ciò che ci sta dietro, come la preparazione del menù e la scelta delle decorazioni, ma anche per quell’atmosfera che si basa sulla condivisione. In generale cerco sempre di recuperare le tradizioni. Di recente ho registrato un video in cui parlavo delle piastre di mio nonno datate 1930 e utilizzate per fare i “cialdoni”, delle cialde croccanti al profumo di anice. Mio papà me ne parlava da un sacco di tempo, e siamo riusciti a rispolverarle mentre eravamo in montagna, immersi quindi in un clima perfetto che sapeva di casa. È proprio questo il mio obiettivo: far sentire a casa, creare un’atmosfera con la quale puoi empatizzare.
Viaggiare, osservare, scoprire nuovi sapori e tecniche. Quanto è importante la curiosità personale quando si parla di cibo?
Io sono un’osservatrice accanita. Ovunque vado, che sia dalla nonna di un’amica o a casa della zia, cerco sempre di ascoltare, perchè è una cosa che mi è sempre piaciuta fare. Magari mi raccontano come si fanno delle ricette, oppure condividiamo i reciproci trucchetti ai fornelli. L’osservare, non solo all’estero ma che in Italia, è fondamentale per la realizzazione dei miei piatti. L’estate scorsa sono stata ambassador di un progetto con Tik Tok (#tiraccontolitalia, campagna sviluppata con l’obiettivo di valorizzare le realtà e culture locali dell’Italia – fonte newsroom.tiktok.it)in cui abbiamo girato tutta l’Italia in un’estate, ed è stato bellissimo perchè in ogni regione visitata ho avuto l’opportunità di recarmi in un posto tipico e preparare ricette tradizionali e genuini con prodotti a km 0. Scoprire le tradizioni e vedere dal vivo quello che ci sta dietro è un aspetto del mio lavoro che amo e che mi fa amare ancora di più i momenti passati fuori casa, nonostante mi piaccia sempre farci ritorno.
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- Dopo il lockdown il tempo ha acquisito un peso decisamente maggiore rispetto al passato. Credi che anche in cucina sia accaduto lo stesso, quindi sia cambiato l’approccio in termini di tempo da dedicare alla preparazione dei piatti, ma anche nella scelta della materia prima rispettandone la stagionalità?
Assolutamente sì. In Italia abbiamo una cultura visceralmente legata alla cucina, quindi anche il fatto di avere più tempo da dedicare a questo aspetto fa sì che ci sia una maggiore attenzione alla provenienza degli ingredienti che si portano in tavola, ed è una cosa molto positiva. Domandarsi sempre cosa abbiamo nel piatto ed il processo che ha attraversato è fondamentale, anche per cercare di essere più sostenibile e fare scelte più etiche. I giovani sono molto più attenti a questo rispetto alle generazioni precedenti, complice anche una maggiore consapevolezza data dal fatto che se ne discute di più. Tanti per esempio hanno riscoperto la bellezza di coltivare qualcosa a casa. E non si parla per forza di un orto: basta anche una piantina di basilico per far percepire la voglia di ingredienti quanto più genuini possibile. Sia nel libro che nei miei video cerco di essere molto attenta alla stagionalità, ma questo accade anche nella mia realtà quotidiana. Al di là di un discorso di sostenibilità, godersi il vero sapore è qualcosa di straordinario, quindi rispettare il ciclo della natura è molto bello. Poi diciamolo, l’inverno ci offre tantissime varietà spesso sottovalutate e che invece è bellissimo scoprire.
- Se dovessi scegliere il tuo comfort food da assaporare durante una serata autunnale, quale piatto sarebbe?
Io sono un’amante delle zuppe. Impazzisco per la farinata. Ho registrato poco tempo fa un video con la ricetta di questo piatto mentre ero in montagna, vicino ad una stufa, in quel clima speciale… confesso che farei non solo il bis, ma anche il tris!
Image source: @dilettasecco