La bellezza, si sa, ha tante forme. Oggi si discute molto sulla necessità di smantellarne il mito, di affrancarci da modelli e stereotipi che generano solo ansia e frustrazione, ma resta il fatto che tutti hanno bisogno di bellezza nella loro vita. Perché quello che percepiamo come bello può aiutarci a capire chi siamo, che cosa ci attrae ed emoziona. Ovviamente anche le case profumiere e cosmetiche giocano un ruolo importante nella ridefinizione della bellezza in chiave più intima e personale. Un approccio che, negli ultimi tempi, si è tradotto in oggetti e prodotti sempre più “complici”: pronti sì a valorizzarci, ma allo stesso tempo in grado di regalare, dal contenitore al contenuto, esperienze di piacere che coinvolgono tutti i sensi, per essere utili ispirando sogni ed emozioni positive, in un dialogo continuo tra memoria e immaginazione, tradizione e innovazione.
Sì perché il futuro della cosmetica è scritto nel suo passato: un ritorno alle origini per reagire al momento di incertezza ripartendo dalle proprie radici, creando qualcosa di originale. Oltre a prodotti di successo che si aggiornano, è cambiato il modo di comunicarli sulla base di nuove consapevolezze. La sostenibilità è un tema centrale, come la valenza “trattante” del make-up, avendo interiorizzato con la pandemia che la salute e la cura della pelle vengono prima di tutto. Allo stesso modo, i profumi riscoprono le note più “classiche” come fiori e vaniglia, reinterpretandole per offrire sensazioni rassicuranti e al contempo nuove. Con la complicità della tecnologia applicata a metodi di estrazione sempre più sostenibili e innovativi nella capacità di “tirar fuori” le sfaccettature più insolite dei profumi. Così da amplificare il senso di meraviglia.
C’è poi un ritorno all’essenziale che sposa la filosofia del “meno è meglio”: confezioni con impiego ridotto di plastica e vetro, texture leggere che si fondono con la pelle, ingredienti mirati che stimolano i naturali processi di rigenerazione cutanea. E, a livello di formule, si spinge l’acceleratore sulla ricerca per creare una nuova generazione di prodotti dall’efficacia scientificamente provata. Tutto questo per rispondere al desiderio comune di una maggiore autenticità e di alleati che mantengono le promesse toccando anche le corde più profonde dell’emotività. Gli analisti Mintel lo chiamano “effetto tiramisù”. E già la definizione ha un che d’invitante non pensate?
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