Si chiamano come lui le scarpe che hanno regalato alle donne irrefrenabili dipendenze da stiletto e un passo sontuosamente sexy.
E sono sicura che se Maria Antonietta fosse vissuta oggi, la sua cabina armadio traboccherebbe di Manolo Blahnik, proprio come quella di Carrie Bradshaw. Perché nessuna donna con l’ossessione delle scarpe non può bramare almeno un paio delle sontuose creazioni del designer spagnolo che nei liberati anni settanta riportò in gloria i tacchi a spillo e è, da allora, uno dei protagonisti della moda mondiale.
Per chi non può, chi non è mai sazia o, semplicemente, per chi non ha una scarpiera abbastanza capiente, arriva in soccorso un’autobiografia che ne ripercorre vita e opere: in Manolo Blahmik, Gesti fugaci e ossessioni (Rizzoli), sotto i nostri occhi sfilano decine e decine di deliziosi capolavori fotografati da Michael Roberts. Una piccola, per quanto corposa selezione delle oltre 20.000 scarpe che costituiscono l’erchivio personale dello stilista.
Molte le donne che ha calzato: da Bianca Jagger a Katharine Hepburn, da Kate Moss a Naomi Campbell, da Loulou de la Falaise a Franca Sozzani, da Paloma Picasso a Monica Vitti, da Brigitte Bardot a Linda Evangelista.
Muse, prima che clienti. Icone di bellezza, eleganza e grazia intramontabile come opere d’arte.
Ah, e c’è anche, citata prima, Maria Antonietta, a cui Blahnik fece le scarpe, in senso buono, nel film di Sofia Coppola.
Manolo Blahnik è sinonimo di tacchi vertiginosi, lusso, seduzione, feticcio. Che dite vale la pena di leggerlo, no??
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