Quanti mesi erano trascorsi dall’ultima volta che mio fratello si era fatto una risata con me? Quanto tempo era passato dalla nostra ultima, scanzonata, conversazione? Ci scontravamo di continuo per cose futili, il fumo nella stanza, il volume del televisore; lo aggredivo senza lasciarlo finire di parlare, poi mi sentivo in colpa per le parole che avevo usato e facevo di tutto per recuperare.
Credo che in queste poche righe siano racchiusi il senso e l’essenza del primo romanzo di Carolina Crespi, La banda felice, edito da Nutrimenti. Un romanzo che descrive e indaga le geografie di una famiglia, colpita dalla sparizione di uno dei suoi membri.
La protagonista e voce narrante de La banda felice è Margherita. La quotidianità di Margherita cambia per sempre quando suo fratello Giulio sparisce. Un giorno esce di casa e non torna più, senza dare alcuna notizia di sé. In questo lutto a metà, la famiglia si sfalda: la madre reagisce con apatia, il padre già andato via di casa, rafforzando il legame che lo unisce ad un collega di nome Domenico. L’unica che cerca di mantenere salda la rotta è Margherita.
La vita prosegue. Margherita diventa una donna, che a modo proprio cerca di rimanere vicina alla madre. Con la mente torna però al passato, ricostruendo la geografia e la storia della propria famiglia. È qui che emerge prepotentemente la figura di Domenico. Domenico invaghito del padre di Margherita, Domenico che la segue e le consegna un quaderno dove aveva scritto un sogno. Questo sogno è ambientato a Bordo, un piccolo villaggio a ispirazione buddista in Valle Antrona. E se Giulio si trovasse proprio a Bordo?
La banda felice è un libro per frammenti che ad alcuni potrebbe risultare slegato. Credo però che questo stile sia voluto dall’autrice, infatti il risultato non è un insieme di parole, ma un collage di immagini, che continuano a riverberare davanti agli occhi del lettore. Alcune di queste immagini sono di una tenerezza disarmante: Domenico che cerca Margherita, Margherita che tenta di mantenere salda la famiglia, le corse sulla pista di atletica.
I temi sono molti, alcuni affrontati ampiamente, altri accennati. Il rapporto tra fratelli, la vita in provincia, la fuga e la ricerca di libertà, la costruzione di un progetto, la lotta partigiana… Se la struttura della narrazione ci consegna un romanzo ancora in potenza, che assomiglia più a una raccolta di racconti, la scrittura è già matura, pronta a cimentarsi in un’altra opera letteraria. L’unica vera pecca? La copertina.
Image Source: Nutrimenti