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La Sad: giudicarli per il look è autodistruttivo

by Cosimo Convertino
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In una tempesta di luci e melodie che s’intrecciano nell’aria, la prima serata del Festival di Sanremo 2024 ha offerto uno spettacolo che ha scosso (ancora una volta) le fondamenta della convenzionalità radicata nelle menti più conservatrici e ipocritamente pudiche. Il teatro si è diviso a metà: da una parte la stravaganza degli artisti, spinta anche dall’immancabile sfida del FantaSanremo, e dall’altra una sfilza di eleganti abiti da sera e sorrisi radiosi che hanno riempito platea e galleria dello splendido teatro Ariston. Tra i look più discussi sui social e nelle case degli italiani vi è senza dubbio quello del gruppo La Sad che è rimasto fedele al proprio look punk, ribellandosi al conformismo sanremese e sfidando gli stereotipi. Ma dietro quegli abiti stravaganti e le facce che molti padri vorrebbero non vedere al fianco della propria figlia, si cela molto più.

La Sad

La loro canzone Autodistruttivo racconta una storia di lotta e ricerca interiore in un mondo che spesso sembra essere in guerra con sé stesso. La loro performance ha sollevato importanti riflessioni sull’importanza di guardare al di là delle apparenze e ha dato voce allo straziante silenzio che attanaglia molti adolescenti e non solo.

La Sad: tre destini in un’anima punk

La Sad

Il gruppo musicale La Sad nasce nel 2020 a Milano dopo l’incontro di tre ragazzi amanti della musica e con un repertorio musicale assai diverso l’un dall’altro. Theø (Matteo Botticini) cantante e musicista di Brescia, Plant (Francesco Emanuele Clemente) rapper di origini pugliesi e Fiks (Enrico Fonte) di origini venete e proveniente dal mondo emo-punk. Nell’agosto dello stesso anno pubblicano il loro primo singolo Summersad e da quel momento vengono notati sempre più dalla scena musicale italiana guadagnandosi anche la fiducia di J-Ax per un duetto del successo Domani Smetto. Amadeus, già visionario nelle scorse edizioni nel scoprire nuovi talenti, li sceglie come concorrenti in gara alla 74a edizione del Festival di Sanremo ed il resto è storia contemporanea.

Power Rangers o Pokemon? No, molto di più

Nell’atmosfera perbenista e ingessata del Festival di Sanremo, seppur assai ringiovanito dalle mani miracolose di Amadeus, appaiono i La Sad con un look punk che fin da subito ha attirato le attenzioni del pubblico da casa e del teatro. In particolar modo, non è passata inosservata la cresta fucsia di Fiks e ammetto di essermi chiesto “Ma all’entrata del teatro non è vietato portare con sé oggetti contundenti?”.

La sad

Le loro facce da cattivi e duri stridevano in maniera forte con i movimenti del corpo che, al contrario lasciavano trasparire una sorta di imbarazzo. Un imbarazzo positivo, di chi si sente un calciatore al debutto a San Siro nel derby di Milano.
Ma in tutto ciò, le mani dell’enorme pubblico del Festival non avevano resistito all’istinto del commento acchiappa-like. Fiumi di battute, spesso poco simpatiche, scorrevano impervi ancora prima di ascoltare la prima nota eppure non siamo noi a esibire striscioni per la libertà di espressione personale? Se troppo eleganti allora figli di papà, se troppo diversi allora delinquenti: un’equazione ancora assai difficile da rompere e che riempie la matematica sfalsata delle nostre menti.

Autodistruttivo: dare voce ai silenzi di giovani intrappolati nei punti di domanda

Il testo è scritto da Riccardo Zanotti (frontman dei Pinguini Tattici Nucleari) e prende vita in maniera convincente e diretta grazie alla voce, non sempre intonata ma in pieno stile punk moderno, dei La Sad.
In una società che sente il bisogno egoistico e irrefrenabile di dire sempre la propria anche sbagliando, si rischia di essere troppo distratti per accorgersi dei silenzi dei giovani e dei meno giovani. E così ci si ritrova con una storia di una vita sprecata, di un figlio poco amato e che subisce senza colpe le urla di una madre e le mani violente di un padre. E chissà quanti adolescenti hanno sentito risuonare nelle proprie orecchie la propria storia recente o passata. Di un’anima intrappolata in troppi punti di domanda, tra urla di adulti e uno sguardo sconsolato verso il mondo spensierato della giovinezza ormai persa.

La Sad

Un altro aspetto importante toccato dal testo è il rifugiarsi nelle droghe e nell’alcol per staccarsi dalla vera realtà così da crearne una parallela in cui staccare la spina e lasciarsi andare. La non accettazione della propria immagine allo specchio che con crudeltà e insensibilità riflette tutte le proprie debolezze nascoste in due occhi dallo sguardo perso.
Il tuo cuore è di plastica e starti vicino è autodistruttivo, si conclude così la canzone Autodistruttivo perché non c’è nulla che faccia più male di un cuore freddo e di plastica che ti rende ancora più freddo e distaccato o semplicemente autodistruttivo. E così tra acconciature poco convenzionali e facce da duri, i La Sad ci ricordano l’importanza di non aver paura di parlare e di far conoscere i propri demoni interiori perché “non parlarne è un suicidio”. Ma allo stesso tempo è importante riflettere sul fatto che non ascoltare ed avere “un cuore di plastica” è distruttivo. Prendersi cura di sé stessi, prendersi cura degli altri: solo così si possono evitare destini autodistruttivi e coltivare cuori vivi.

Image Source: Festival di Sanremo – Getty Images

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