Il mondo della moda dice addio a Katherine Noel Brosnahan, meglio nota come Kate Spade. Un personaggio iconico, soprattutto negli Stati Uniti, e un’immagine ancora profondamente legata al prodotto con il quale ha debuttato 25 anni fa, e grazie al quale ha rivoluzionato il mercato degli anni ‘90: la borsa.
Ma andiamo con ordine. La stilista del Missouri, classe 1962, laureatasi in giornalismo presso l’Arizona State University, abbraccia il mondo della moda nel 1986, quando inizia a lavorare nel reparto accessori del magazine Mademoiselle, a Manhattan, fino a raggiungere cinque anni più tardi il titolo di senior fashion editore responsabile accessori. Nel cuore del fashion business, e nel cuore della Grande Mela, Kate Spade sviluppa un profondo e reale interesse verso questo settore, ed il suo occhio attento percepisce che sul mercato manca un certo tipo di prodotto. Nessuno, infatti, fino ad ora aveva pensato ad una linea di borse che riuscisse a coniugare lo stile moderno e colorato con un’eleganza senza tempo. Nel gennaio 1993, dopo aver lasciato Mademoiselle, Kate Spade ed il marito Andy colmano questo gap fondando a New York la Kate Spade Handbags, ed il successo che ben presto riscuotono li porta ad estendere la gamma fino a creare vestiti, accessori, scarpe e molti altri prodotti. Lo stile di Kate Spade è profondamente diverso da quello di qualsiasi designer presente negli States: teniamo presente che negli anni ’90 la globalizzazione non aveva di certo raggiunto i livelli a cui siamo abituati oggi, perciò da un punto di vista stilistico e di gusto l’America aveva ancora bisogno di essere ‘svezzata’. Kate aveva avuto la fortuna (ed il merito) di essere entrata in contatto con un ambiente nel quale il buon gusto e le tendenze permeavano l’aria, ma le donne appartenenti alla fascia media erano sicuramente meno attente allo stile. La comodità era il primo pensiero – di fatti le camicie a quadretti dal taglio maschile erano un must nei loro armadi – ed i colori sgargianti stavano iniziando a conquistare gli occhi dei consumatori, ma mancava un filo conduttore che tenesse insieme questi elementi aggiungendo però qualcosa di nuovo. Era questo l’obiettivo di Kate Spade: permettere alle donne di poter coniugare la praticità con elementi colorati, pop, sgargianti, per tirare fuori quella giocosità che ogni donna aveva, ed ha tuttora, senza che però fossero viste come infantili o frivole. La moda, va ricordato, oltre ad essere un business che ogni anno macina miliardi di dollari, è soprattutto uno strumento di creatività per esprimere sé stessi, e la Spade, grazie alle sue borse, ha concesso a tutte le donne di acquistare un accessorio firmato senza dover investire un’ingente somma di denaro. Anche la ‘banale’ borsa nera, quella che ognuna di noi possiede, assume forme nuove che la rendono più attraente per un pubblico che desidera un accessorio distintivo. Il brand Kate Spade New York appartiene infatti a quella categoria che viene definita come “accessible luxury”, ovvero il segmento di entrata nel mondo del lusso (nella stessa categoria vi possiamo Michael Kors e Coach, altri brand statunitensi molto giovani che stanno crescendo alla velocità della luce), caratterizzato da un marcato contenuto stilistico e da un discreto rapporto qualità-prezzo. Kate era democratica, attenta ai bisogni delle altre donne, e desiderosa di dare loro quello strumento per dichiararsi “quick and curious and playful and strong”, come afferma il brand sul profilo Instagram.
Fa male pensare che una persona così creativa, giocosa e focalizzata a rendere felice il cliente, nascondesse dentro sé un disagio così grande. Forse la moda era la sua valvola di sfogo, ma non è stata sufficiente a salvarla dal baratro. Possiamo solo affermare con certezza che da oggi il mondo della moda sarà un po’ meno colorato, come un quadro di Pollock privato dei colori sgargianti, ma la grandezza di Kate Spade continuerà a vivere nella personalità di ogni prodotto da lei creato e nel sorriso spontaneo che si forma entrando in una delle sue boutiques, piccole oasi di vivace femminilità.
Rest in peace, Katherine.
Image source: katespade.co.uk; theindependent.com