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Ho sempre pensato che il fare manuale sia terapeutico e liberatorio. Ho sempre ammirato e dato valore al “fatto a mano“, agli oggetti che richiedono tempo per la loro ideazione e realizzazione, che sono unici nel loro genere e, per questo motivo, preziosi.
L’arte della ceramica è perfetta per rappresentare un “fare manuale” che riporta alle origini, che costringe ad aspettare i tempi tecnici della materia: prendere in mano un pezzo di argilla, lavorarlo, modellarlo secondo il proprio istinto e il proprio gusto e farne un piccolo capolavoro.
Laura, che ha un laboratorio artigianale in Veneto in cui crea oggetti meravigliosi, ha avuto il coraggio di lasciare il suo lavoro fisso per dedicarsi interamente a questo: la sua arte e il suo gusto mi hanno davvero affascinata e ho deciso di dedicarle un’intervista.
- Ciao Laura, come è nata la passione per l’arte della ceramica e che percorso di formazione hai condotto?
Mi sono imbattuta nella ceramica per caso. O forse per destino. Gli anni vissuti nella “Venezia dei panni stesi” mi hanno formata non solo accademicamente, con una laurea in progettazione grafica all’Accademia di Belle Arti, ma anche in una identità curiosa, un po’ girovaga, volta alla ricerca di nuovi metodi espressivi. Sono sempre stata attratta dal fare, dalla manualità che ho sempre riconosciuto in me, e dopo anni come barista mi sono concessa nuovamente il tempo per coltivare la mia creatività con un corso di ceramica. Me ne sono innamorata! Ho continuato a reiterare i corsi, andando ogni volta che mi era possibile nel laboratorio di una artigiana ceramista a Bassano del Grappa. Un pomeriggio mi sono addormentata mentre guidavo, ero troppo stanca da lavoro e corsi non reggevo più!Per fortuna non è successo niente, solo un grande spavento! In quel momento ho capito che dovevo fare una scelta. Ho lasciato il lavoro al bar, la casa dove stavo e sono andata a Nove, città della ceramica, partecipando al Cer.T.A., corso formativo di ceramica-territorio-artigianato, fondamentale per la mia istruzione.Ho lavorato per Botteganove per un anno, finché ho finalmente partecipato al mio primo market, in centro a Vicenza. Ero entusiasta! Per avere tutti i pezzi pronti per il mercatino ho lavorato seduta per terra, sotto al portico di casa, con un tornio piccolino prestatomi da un’amica. Era l’ottobre 2019.Pochi mesi dopo ci siamo ritrovati in Lock down. Un periodo complicato che mi ha costretta a trovare il mio centro e a pormi delle domande. La risposta a tutte è stata ALEOP!
- Qual è il tuo legame con Nove, Città della Ceramica?
Negli ultimi due anni Nove è stata per me un laboratorio a cielo aperto, lo è ancora adesso. Tanto ho imparato e ho da imparare da tutti i ceramisti che la popolano! La città trabocca di storia della ceramica, ed ogni materiale o informazione a me utile la trovo lì, e a Bassano.Ma la tradizione lega le mani a Nove, che un po’ fatìca ad esprimersi nella contemporaneità. Nove è una vecchia saggia.
- Ci spieghi il significato di ALEOP, da te definito come “impulso di fare”?
ALEOP è un impulso, uno spirito. La frenesia e l’ansia che sentiamo tutt’attorno non ci fa bene, ci fa vivere in un loop in cui dobbiamo fare tanto e in fretta perché non c’è tempo e se rallentiamo ci sentiamo in colpa. Ma in colpa verso chi? Fare tanto per cosa? Io cerco di fare il giusto secondo il mio ritmo di vita, di prendermi le pause necessarie per respirare a pieni polmoni, guardare la natura che mi circonda e sentirmene parte. Il mio ALEOP personale è fare quello che mi serve per vivere in armonia ed esserne felice: la ceramica. Per non diventare pazza in un mondo di pazzi ed accorgermi che la mia vita era ieri. La mia ceramica vorrei servisse a questo, coinvolgere chi si sente come me attraverso il prendersi cura di un attimo, come quello del tè o del pranzo. Farsi un tè non come fugace break, ma come momento di distacco dallo stress per fermarsi, respirare, preparare un angolo di tavola e scegliere una tazza fatta di argilla come mezzo per “centrarsi” nuovamente. Tutti abbiamo bisogno di respirare a pieni polmoni.
- A che cosa ti ispiri nelle tue creazioni?
Sono innamorata della Natura, lo dico sempre. Circondarmene è uno dei fondamentali della mia vita. É il background di ogni mia azione, mi fa sentire sempre al posto giusto, libera di essere tutto ciò che sono. Traggo ispirazione dai suoi fenomeni che solitamente un po’ tutti snobbano: il temporale, il legno, i sassolini in riva al fiume, il bosco, la rugiada…per questo la mia palette non è satura o brillante. Mi ispiro anche alle forme giapponesi, pulite ed essenziali, e a quelle nordiche, che trasmettono calma. Preferisco l’equilibrio delicato tra la forma e il colore, in linea con la ricerca di una momento di calma, di relax, di interiorità.
- Quanto coraggio ci vuole a intraprendere un percorso professionale basato unicamente sulle tue passioni? Dove ti vedi fra dieci anni?
Il cambiamento è sempre difficile, richiede molto coraggio. Ma se riesci a cambiare prospettiva per un attimo, a guardare le cose (o te stesso) da un altro punto di vista, allora ti accorgi di tutto quello che non funziona.Quindi, hai due scelte: continuare come prima, fingendo di non aver visto (ma prima o poi il malessere riemerge, io ne sono certa), oppure accettarne la consapevolezza e dare una svolta.Prendere coraggio, dire ALEOP e attuare il cambiamento! Questo percorso vale per molte situazioni ed è cosi per me nel lavoro. Avevo una casa bella, un posto fisso con un contratto a tempo indeterminato che mi permetteva di comprarmi le cose che ritenevo facessero la mia felicità. Ma mi sentivo sempre insoddisfatta e alla ricerca di qualcosa che non trovavo. Poi, ho scelto ALEOP.Ora la felicità non la compro ma la creo, e questo mi dà una gioia immensa che spero tanto di condividere con chi sceglie i miei prodotti. Ci vuole coraggio ogni giorno perché in Italia fare della propria passione un lavoro è veramente difficile, devi pagare per sognare. Ma credo fortemente nel mio progetto e so che vale ogni particella di coraggio che investo ogni giorno.Non so dove sarò fra dieci anni e adoro questa cosa. Non mi spaventa, anzi mi fa sentire libera. Forse avrò un negozio di ceramiche e non solo, forse un laboratorio sociale dove far ceramica sarà una cura non solo per me, forse a fare mercatini sulla spiaggia. Forse la ceramica è solo l’inizio di qualcosa di più grande. Per fortuna, non lo so, ma so che starò bene.
Grazie Laura, noi ti facciamo davvero i complimenti e un grande in bocca al lupo per la tua attività! Piacerebbe tanto anche a me imparare a modellare l’argilla e creare qualcosa di unico, è un’attività manuale che mi ha sempre affascinata, proprio per la dimensione meditativa che sottende.