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πάντα ῥεῖ, la famosa citazione attribuita ad Eraclito, ci insegna che la vera essenza delle cose è il cambiamento: tutto scorre, in poche parole. Bisogna accettare che le cose cambino, accoglierne il cambiamento e, possibilmente, farne un capolavoro. Questo è ciò che è accaduto a Mattia Baldelli Passeri, un ragazzo nato a Gubbio nel 1988, che diventa molto presto un fotografo in grado di catturare l’essenza delle cose e che esprime il suo multiforme talento in tanti modi. Mattia ci racconta la sua storia, che intreccia fili, continenti e amore: proprio grazie a quest’ultimo, all’amore, oggi vive in Cina, a Shenzhen, con suo marito Tristan, e con lui ha dato vita a due aziende di moda, che ricercano la bellezza attraverso qualità e durevolezza.
- Ciao Mattia, raccontaci la tua evoluzione da fotografo a stilista
Era il 2008 quando realizzai un ritratto molto popolare alla stilista inglese Dame Vivienne Westwood: da quel momento, la moda era entrata nel mio obiettivo fotografico, dandomi una seconda vita professionale. Nel 2017 mi fidanzo con lo stilista cinese Tristan Song e diamo vita a molte creazioni di moda, passando da borse realizzate a mano con tessuti riciclati ad abiti su misura da donna. Mio marito Tristan mi ha insegnato quasi tutto sul taglio e cucito, misurazioni e pattern, dico “quasi” perché molto lo avevo appreso da mia nonna Emilia, che lavorava come sarta per abiti da sposa: è lei che mi ha dato le nozioni basilari per cucire i bottoni, per ricamare un abito con le famose perline e per cucire l’asola a mano.
- Come hai deciso di vivere in Cina?
La decisione non è stata semplice: ho lasciato tutti e tutto in Italia dopo essermi costruito e strutturato un’intera vita, anche lavorativa. Tristan è stato il come, l’unico motivo per il quale mi sono trasferito a Shenzhen. Un pomeriggio, mentre guardavamo un film, mi dice che sono quasi sei anni che viviamo in Italia e che è arrivato il momento di passare almeno lo stesso tempo in Cina: io lo fisso, faccio sì con la testa e resto senza parole, ma con tanti fatti perché dovevamo velocemente portare a termine alcuni lavori complessi proprio per intraprendere il lungo viaggio. Era dicembre 2022 e sono atterrato a Hong Kong l’11 maggio del 2023.
- Ci racconti qualcosa del vero “made in China”?
Il vero made in China è una scoperta continua: rossetti per il make-up realizzati con perle vere polverizzate, la seta talmente pura che non scolora per secoli, la pelle di altissima qualità proveniente dalla parte cinese della Mongolia. Qui il metodo per cucire un abito haute couture è affascinante e ad altissimo livello sia nella cura dei dettagli, che nella scelta del taglio e l’attenzione a ogni minimo particolare. Quando guardo il modo con cui lavorano le nostre sarte cinesi mi sento un po’ in Italia.
- Su quali principi e ispirazioni si basa l’attività di abiti su misura tua e di Tristan? Che cos’è il ricamo a crochet di Lunévill?
Le nostre due attività di ideazione e realizzazione abiti su misura per donna e uomo si basa su due principi che sono qualità e durevolezza. Abbiamo un piccolo laboratorio che si chiama “Tristan Song Couture” e uno studio più importante che si chiama “Mattia-Min” in società con la Dottoressa Amin Ma che si occupa di bellezza e moda da oltre vent’anni. Le due aziende operano solo a Shenzhen e tutti i nostri prodotti sono destinati unicamente alla clientela che vive e risiede in Asia.Ricerchiamo i tessuti più pregiati come la lana di Vigogna e altri li realizziamo noi stessi in laboratorio. Io mi occupo personalmente del ricamo a crochet di Lunéville, che è un metodo di ricamo nato a Lunéville nella Francia del Nord nella prima metà dell’800. Si usa un crochet (uncinetto) particolare con il manico in legno e uncini a gancio di diverse misure che si applicano attraverso una piccola vite; un’ulteriore particolarità è che durante il ricamo si usa il filo direttamente dalla spoletta (rocchetto) senza mai cambiarlo come se fosse una macchina da cucire. Per iniziare va fermato il tessuto da ricamare su un telaio e va teso il più possibile stando attenti a non strapparlo, lo dico per esperienza, poi si inizia a ricamare usando paillettes, perle, cubetti in vetro e tutto ciò che si possa utilizzare. I movimenti devono essere ben studiati affinché il disegno sia il più bello e preciso possibile. Con questa tecnica ricamo anche cappelli e cerchietti per capelli da abbinare ai nostri abiti.
- Dove vedi questa attività fra 10 anni?
Alcuni mesi fa io e Tristan abbiamo preso parte alla realizzazione di un prototipo di abito da uomo, giacca e pantalone in tessuto di seta tecnologico, realizzato con la tela dei ragni riprodotta in laboratorio, quindi senza l’uso della vera tela proveniente da questi insettini portafortuna. Detto questo, tra dieci anni mi vedo a ricamare piccoli campioni di crosta lunare su elegantissimi abiti in velluto.
Grazie Mattia, la tua ultima frase mi ha particolarmente colpita: questo vuol dire sognare in grande! Spero che, grazie anche a questa intervista, la tua storia sia d’ispirazione per molti e ti auguro il meglio!