Insegnante, poeta, romanziere e friulano doc, questo è Flavio Santi, autore de L’estate non perdona, edito da Mondadori, secondo episodio, dopo La primavera tarda ad arrivare, di una serie in cui troviamo come protagonista l’ispettore Drago Furlan. Mi raccomando ricordatevi che Furlan è ispettore e non commissario, perché la confusione fra le due cariche lo porterebbe ad arrabbiarsi molto e a rispondervi che “di commissario c’è solo Montalbano, io sono ispettore!”. Furlan esercita a Cividale, piccolo paesino del Friuli, dove, prima dell’arrivo della penna di Flavio Santi, non accadeva mai nulla di grave. Poteva quindi passare le giornate occupandosi dell’orto e del suo maialino da compagnia, ma da qualche mese…
Cividale è, o meglio era, un paesino tranquillo della provincia friulana. Ma ultimamente vi accadono un po’ di fatti strani: nel romanzo precedente un morto in un pozzo, ora due cadaveri assassinati a colpi di kalasnikov. Cosa sta succedendo?
Come dice uno scrittore che letteralmente adoro, Piero Chiara, “la vita in provincia vive sotto la cenere”. Evidentemente si è sollevata un po’ di quella cenere, e anche nella sonnacchiosa provincia si è mosso o rotto qualcosa… Mi piace il contrasto tra l’apparente immobilità e lo scatenarsi di eventi più grandi di noi stessi. In provincia fa clamore il furto di una bici, figuriamoci un morto ammazzato!
Flavio Santi per le tue storie prendi ispirazione dalle vicende di cronaca nera o sono frutto della tua fantasia? Da dove è nata l’idea per il tuo nuovo romanzo?
Cerco di tenere conto anche di fatti veri, pur scrivendo romanzi, dunque opere di finzione. Mi piace però cercare dei legami con la realtà. Nel caso de L’Estate non perdona c’è tutta la problematica del confine, del corridoio balcanico, di movimenti più o meni strani e sospetti da Est. Ciò che crediamo lontano, non è poi così lontano, anzi è molto vicino. Drammaticamente vicino.
Il protagonista è Drago, un ispettore particolare: da un lato presenta un fortissimo senso del dovere, che lo porta a mettere in secondo piano alcuni aspetti della sua vita privata, dall’altro risponde a dei principi etici personali. Come convivono i due aspetti?
Drago è anarchico nella sua parte “slava” (Drago viene da Dragan, nome slavo per eccellenza), friulano e dunque gran lavoratore nella sua parte “Furlan”. Si tratta di un uomo comunque pieno di contraddizioni, il che lo rende molto umano e vicino a noi. Non è l’eroe tutto d’un pezzo, per carità! Non è nemmeno l’investigatore “figo” indistruttibile. In ognuno di noi c’è un pezzo di Drago.
Nei tuoi romanzi ci sono due figure femminili molto importanti: Perla, fidanzata storica di Drago, e Vendramina, madre un po’ troppo presente. Chi avrà la meglio? Perla, prima o poi, riuscirà a portare Drago all’altare?
Diamo tempo al tempo, chissà! Per come la vedo io, i personaggi hanno vita autonoma, quindi bisognerebbe chiederlo direttamente a loro! Volevo che nel giallo, genere apparentemente “maschile”, ci fossero personaggi femminili forti e ben delineati.
La primavera tarda ad arrivare e L’estate non perdona si inseriscono in un filone giallistico molto promettente e apprezzato dal pubblico italiano. Drago Furlan diventerà sempre più di casa nelle nostre librerie personali? Dopo la primavera e l’estate, ci possiamo aspettare un “autunno”?
Drago sta già scalpitando per una nuova avventura, vedremo se sarà in autunno, in inverno, o magari – chissà – di nuovo in estate o primavera… Mi sa che vado a chiederglielo direttamente…
A questo punto ci auguriamo che a Cividale succeda qualche altro omicidio, così da poter ritrovare l’ispettore Drago Furlan!
Image source: mondadoristore.it, facebook.com