Avete mai pensato alla parola resistenza? Re-si-stèn-za, sostantivo femminile. Già solo nel termine c’è qualcosa di femmineo. Quando si pronuncia, nella bocca lascia un sapore dolce e amaro insieme, forte e delicato. Anche i sinonimi sono femminili: opposizione, contrarietà, lotta, protesta. Negli anni e sui libri di scuola si è parlato poco delle donne nella Resistenza Partigiana, eppure ci sono state. Staffette, dissidenti, oppositrici politiche e, a volte, anche suore. Credo che alle donne venga più naturale adattarsi e resistere, sono dei metalli duttili. Di diverse forme di resistenza femminile parla Ciò che nel silenzio non tace, romanzo di Martina Merletti, pubblicato da Einaudi. La storia raccontata in Ciò che nel silenzio non tace ha inizio nell’agosto del 1944.
Ci troviamo in una cella del carcere Le Nuove di Torino. Qui è detenuta una giovane donna di nome Elda insieme al suo piccolo di pochi mesi, Libero. Il destino di Elda è segnato, finirà in un lager della Germania nazista. Ma forse, per Libero, esiste ancora una piccola speranza di salvezza, che giunge grazie al coraggio di una suora ribelle. Suor Giuseppina De Muro riesce a far fuggire il bambino in fasce e lo affida a una famiglia che se ne prenderà cura. Scatto in avanti. Ottobre 1999, Aila Trabotti, in sella alla sua moto, si reca in un paesino della campagna piemontese alla ricerca di un fratello che fino a pochi mesi prima non sapeva di avere. Aila è la figlia di Elda, che scampata dalla furia nazista, è ritornata a casa, dove si è rifatta una vita e una famiglia. Elda però non ha mai rivelato a nessuno l’esistenza di Libero. Solo dopo la morte della madre, sistemando dei libri e delle carte di famiglia, Aila ha scoperto il passato di Elda. Per scoprire la verità, Aila bussa alla porte di suor Emma, che a diciassette anni aveva svolto in noviziato nel carcere di Torino insieme a suor Giuseppina. Le due donne, mano nella mano, ripercorreranno un passato doloroso, andando a scavare in un segreto custodito per anni da una terza donna, colei che si è presa cura di Libero come se fosse suo figlio. Ciò che nel silenzio non tace è l’opera prima di una scrittrice che dimostra già una profonda maturità sia nella scrittura che nella narrazione di una storia e metà strada tra verità e finzione. Infatti come spiega lei stessa, nel capitolo finale Fonti e Fondamenta, suor Giuseppina De Muro è realmente esistita, e per tutta la sua vita si è dedicata ai detenuti de Le Nuove. Tutto il romanzo si regge su un vasto lavoro di ricerca di fonti e documenti storici, di cui va dato merito all’autrice. Per titolo un verso di una poesia di Rainer Maria Rilke, che ci ricorda che a volte i silenzi sono fin troppo assordanti. Ciò che nel silenzio non tace è un romanzo adatto a tutti, a chi ama la storia e chi invece preferisce la finzione. Un libro che dovrebbe essere presente in tutte le liste delle lettura estive di quest’anno!
Image Source: Shutterstock – Einaudi