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Giacca Sahariana per un autunno glamour!

by Paola Ferrario
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Caccia grossa alle nuove tendenze, sulle tracce del pezzo da avere nell’armadio per l’autunno. Tra i tanti spunti presi direttamente dalle passerelle, c’è lei, la giacca sahariana. Per saperne di più si veda la voce sahariana: “giacca di tela piuttosto ampia, con cintura, largo sprone e grandi tasche applicate fornite di pattina con abbottonatura”. Questa è la definizione secondo l’enciclopedia Treccani, una manciata di parole esplicative e a dir poco riduttive se comparate alla storia della Moda.

giacca sahariana

Inizialmente in uso tra i tenenti e gli ufficiali Meharisti, i corpi militari in sella ai dromedari, negli Anni 20, diventa un must del guardaroba maschile. Amata e spesso indossata da Ernest Hemingway, è stata avvistata più volte sul grande schermo indosso a donne magnifiche; bellissima su Ava Gardner e Grace Kelly in Mogambo di John Ford, meravigliosa storia d’amore nell’Africa nera con impeccabili mise complete di sahariane molto glamour disegnate dalla costumista Helen Rose (piccola nota, fu lei stessa che creò l’abito da sposa della principessa di Monaco).

giacca sahariana

E poi Lauren Hutton in Gator del 1976, in coppia con Burt Reynolds, che in tenuta da caccia per le vie di Los Angeles è intenta a schivare non uno dei Big Five, ossia leone, leopardo, rinoceronte, elefante e bufalo, ma un pezzo grosso della mafia locale. Divenuta celebre nel 1967 grazie a Yves Saint Laurent, la giacca sahariana è la sostanziale rivisitazione delle uniformi coloniali dei soldati francesi in Algeria, che del resto è il Paese che ha dato i natali a Monsieur. Rivoluzionaria in molti modi, meno squadrata, e quindi più femminile, da più di 50 anni torna e ritorna rispolverando atmosfere post coloniali. Pezzo unico proposto da Yves per la Couture, è lunga come una robe-manteau e ha la cinta a sottolineare il punto vita. Dato il successo, lo stilista ne fa una più sensuale reinterpretazione. Così si fa sexy, i bottoni sono sostituiti da lacci che, a seconda di quanto vengano allentati, mostrano porzioni di pelle più o meno estese. Ma se di consuetudine viene relegata alle stagioni calde proprio per le sue origini desertiche, ecco che quest’anno ha fatto bella mostra di sé anche nelle collezioni invernali. Complice forse il riscaldamento climatico, è riveduta e corretta, e sarà il capospalla più desiderato del 2023.

giacca sahariana

Partiamo da Virginie Viard che per Chanel pensa a una sahariana solo nella forma e meno nella sostanza. Di tweed come Maison comanda, dà un boost all’ensemble con i tasconi applicati che rimangono a contrasto. Se la silhouette è militare, non lo sono per niente il tessuto bon chic e i bottoni gioiello, rimandi all’eleganza classica identificativa del Dna del brand di rue Cambon.

giacca sahariana

Anche Maria Grazia Chiuri per Dior remixa la linea Bar. Dell’iconica giacca permangono la vita molto stretta, le spalle morbide e voluminose, i baschi voluti per accentuare la forma dei fianchi e uno scollo piuttosto aperto.  In più, il tessuto spesso a quadri la rende vagamente britannica e un filo boschiva. Così il classico tailleur à la Dior assume uno sprint più avventuroso, per amanti della vita en plein air. Più aderente alla tradizione la versione di Etro e super contemporanea quella firmata Isabel Marant, che strizza l’occhio alle icone dell’hip hop. Taglio quadratissimo, maxi taglia, di denim, sembra rubata a lui.

giacca sahariana

Sartoriale e squisitamente meneghino, invece, il safari blazer firmato Blazé Milano. Color caffè, taglio impeccabile e bottoni ricoperti di pelle, si accosta ai pantaloni in vinile. Come da tradizione dello stile cittadino unisce l’arte del tailoring all’allure graffiante ed empowering della capitale della moda. La mia Africa si trasferisce così in città, alle prese con la giungla d’asfalto. Coloniale si, ma dall’appeal cosmopolita e adattabile alle insidie del clima invernale metropolitano. 

Image Source: Twinset – Getty Images – Blazé Milano

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