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Giochi cattivi: riti di passaggio per non-bambini

by Diletta Cecchin
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L’età dei cambiamenti. Quegli anni in cui non si è ancora adulti, ma neanche più bambini. Esiste da sempre, oggigiochi cattivi viene chiamata adolescenza. In alcune tribù lontane sono organizzate delle prove che sanciscono la maturità dei ragazzi e delle ragazze. Nella nostra cultura no, ma quelli che possiamo definire ex-bambini a volte fabbricano un proprio rito di passaggio, per sentirsi più forti, più coraggiosi, più adulti. Intorno a questi riti si costruisce il nuovo romanzo di Massimo Donati, dal titolo Giochi cattivi, edizioni Feltrinelli. Proprio perché i riti di passaggio potrebbero sembrare giochi, ma un occhio più attento noterebbe la pericolosità e la cattiveria che li contraddistingue.
Ci troviamo nell’estate del 1981. Chi c’era se la ricorda sicuramente. Il primo caso mediatico della storia televisiva ha tenuto milioni di italiani incollati allo schermo. Alfredo Rampi, detto Alfredino, cadde in un pozzo artesiano nei pressi di Frascati. Tre giorni di agonia, tre giorni in cui i microfoni documentarono il lento spegnersi del bambino. Roberto, uno dei due protagonisti di Giochi cattivi, ha ben stampate nella memoria le immagine passate alla tv in quei giorni di nazionale angoscia. Anche se sono passate settimane e si trova in vacanza in montagna con nonna Lia, ci torno spesso col pensiero ad Alfredino.
giochi cattiviL’altro protagonista di Giochi cattivi è Mario. Nell’estate del 1981 gioca insieme a diventare grande insieme a Roberto, fra i boschi e le cime di Madonna della Neve, piccola frazione alpina in provincia di Trento. Roberto villeggiante, Mario abitante, si ritrovano ogni estate, riscoprendo un’amicizia sempre più salda. Di quelle montagne che conoscono da sempre, iniziano a vedere il lato più inquieto e minaccioso. I due protagonisti iniziano a dividere il mondo in bambini-bambini, i più disprezzali, quelli che piangono e hanno paura di tutto, e non-bambini come loro, pronti a saggiare la reciproca resistenza al dolore. Ma per diventare davvero adulti è necessario compiere un’impresa da ricordare, che presenterà il conto anni dopo, quando Roberto tornerà a Madonna della Neve, dopo la morte del padre Carlo.
Dopo le Otto montagne di Paolo Cognetti, Resto qui di Marco Balzano, La vita finora di Raul Montanari, Giochi cattivi potrebbe sembrare l’ennesimo romanzo di montagna, eppure nessun’altra ambientazione sarebbe stata così adeguata ad ospitare il rito di passaggio di Roberto e Mario. Un romanzo di formazione, che affronta alla perfezione le contraddizioni del crescere. Da un lato i protagonisti vorrebbero essere trattati da adulti, avere maggiore libertà, poter scegliere come gestire la propria giornata. Dall’altro però sentono la mancanza della figura genitoriale, che attendono come portatore di grandi avventure.
Un romanzo-film molto realistico, da leggere soprattutto se si va a caccia di nuovi autori emergenti.

Image source: feltrinelli.it

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