La verità non esiste. Le certezze finiscono in frantumi, come uno specchio che si rompe in mille pezzi e ci rimanda l’immagine distorta di noi stessi e della realtà che ci circonda. Un gesto banale, un po’ egocentrico, un gioco, uno scherzo e nulla è più verificabile, dimostrabile. Il nuovo romanzo di Emmanuel Carrère (che poi così nuovo non è, infatti in Francia fu pubblicato per la prima volta nel 1986), intitolato I baffi e portato in Italia da Adelphi, vi condurrà in un vortice dove non capirete più cos’è vero e cosa illusorio, chi è il pazzo e chi il sano di mente. Come suggerisce il titolo, l’intera vicenda ruota intorno a un paio di baffi. Siamo a Parigi in un tempo non definito, probabilmente gli anni Ottanta. «Che ne diresti se mi tagliassi i baffi?», chiede il protagonista della nostra storia, una sera come un’altra, alla moglie Agnès. Lei fa finta di nulla, risponde evasivamente, ed esce di casa per fare la spesa. In pochi attimi la decisione è presa: prima le forbici per sfoltirli un po’, poi schiuma da barba e rasoio per eliminare ogni traccia di quei baffi scuri. Alla fine, in solitudine, si guarda allo specchio e decreta «non un granché», infatti al posto dei baffi si ritrova una riga più chiara, dove la pelle non si era abbronzata durante la settimana bianca.
Nulla di grave, i baffi ricresceranno in fretta. Pregusta già lo sguardo sorpreso che la moglie rivolgerà al suo volto cambiato, lo parole di scherno o di ammirazione. Eppure nulla di quanto previsto accade. Agnès ritorna a casa e fa finta di niente. Non un’occhiata, non una battuta. Veramente non si è accorta del cambiamento? Oppure lo sta prendendo in giro? Escono a cena. Si recano a casa di due amici intimi, Serge e Véronique. Chissà la sorpresa nei loro occhi quando lo vedranno senza baffi. E invece una nuova delusione, la coppia non si accorge di nulla. Lo stesso accade il giorno successivo, in ufficio nessuno commenta il suo cambiamento. È opera di Agnès che ha architettato uno scherzo, avvertendo tutti i loro conoscenti? Deciso ad affrontare la moglie, il protagonista scoprirà la terribile verità: Agnès giura di non averlo mai visto coi baffi. Sta ancora tessendo le fila di una scherzo ormai antipatico? Mente? È pazza? Oppure è lui che sta perdendo il lume della ragione? I baffi è un romanzo caratterizzato da un alone tenebroso, cupo, fino all’ultimo è impossibile decretare chi è il buono e chi il cattivo, chi dice la verità e chi mente, forse perché buoni e cattivi, pazzi e sani, non esistono. Appena il lettore propende per la follia della moglie, accade immediatamente qualcosa che gli fa cambiare idea. È impossibile costruirsi un giudizio definitivo su questi personaggi, che sembrano sfuggirci dalle mani come sabbia. Leggere I baffi è come entrare in quadro di Salvador Dalì, un’esperienza totalizzante e surreale.
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