Con cosa vado a letto? Con qualche goccia di Chanel N° 5.
Sono bastate queste parole, pronunciate da Marilyn Monroe all’apice della popolarità nel 1952, a decretare il successo planetario del profumo più famoso al mondo, del quale si stima siano stati venduti 80 milioni di flaconi.
Ha compiuto, da pochi giorni, 100 anni la fragranza Chanel N° 5, nata il 5 maggio 1921. Mademoiselle Chanel odia gli odori, ed in particolare non vuole sentirne di cattivi attorno a sé. Decide quindi di commissionare al profumiere degli zar Ernest Beaux un profumo originariamente pensato come regalo natalizio per i migliori clienti. Doveva distinguersi da tutto ciò che si trovava in circolazione, doveva avere carattere, doveva essere audace proprio come lei. All’epoca infatti andavano di moda le mono fragranze, che esaltavano cioè un unico fiore, mentre Coco Chanel sogna qualcosa di più elaborato. Beaux usa quindi la rosa di maggio miscelandola con gelsomino, muschio, ylang-ylang, legno di sandalo ed altre essenze per un totale di 80. A fare la differenza sono però gli aldeidi, ossia composti sintetici che esaltano i profumi ed aggiungono complessità al prodotto, mentre allo stesso tempo attenuano il sentore floreale. “Voglio un profumo da donna che sappia di donna, perché le donne non vogliono profumare come un letto di rose”, dichiara lei stessa. “In Rue Cambon si sentiva l’arrivo di Mademoiselle dal suo profumo”, hanno raccontato le sue collaboratrici, che lo spruzzavano nei camerini, sui fazzoletti e sulle scale circondate da specchi.
Le furono sottoposti diversi bouquet, che testò personalmente, e la scelta ricadde sul quinto di questi campioni – da qui il nome Chanel N° 5. Per la prima volta una sola cifra contro i nomi pomposi utilizzati all’epoca. Come per la prima volta il profumo viene presentato un un flacone pulito, semplice, con linee minimali che contrastano con la complessità dei classici flaconi degli Anni 20. Un design pensato per essere eterno. Il tappo, a forma di diamante, riprende la forma di Place Vendôme, un atto di amore nei confronti della città che ha visto la nascita di una leggenda. Un oggetto così iconico da essere perfino esposto al MoMa di New York nel 1959, ed a cui Andy Warhol dedica una serie di serigrafie.
Il profumo sancisce anche la fine dei problemi economici di Coco Chanel: dopo una serie di controversie legali durate decenni, Mademoiselle ottiene il 2% sui ricavi delle vendite di Chanel N° 5, e da lì dice addio per sempre alla povertà.
Con gli anni Chanel N° 5 diventa un vero e proprio simbolo, storico o artistico che sia. “Madame Gabrielle Chanel è soprattutto un’artista vivente” scrive su di lei Harper’s Bazaar nel 1937, che sceglie proprio lei come testimonial di sé stessa, con un vestito lungo, punto vita stretto e gonna ampia, stile Chanel. Posa all’interno del Ritz, ritratta dal fotografo ungherese François Kollar.
Negli anni sono tante le donne che prestano il proprio fascino alla fragranza, da Catherine Deneuve a Nicole Kidman, fino a quando un uomo, di nuovo per la prima volta nella storia, diventa testimonial di un profumo femminile. È il 2012 quando Brad Pitt appare in bianco e nero con alle spalle una parete grigia e recita un’ode a Chanel N° 5 come un compagno di viaggio imprescindibile – “But wherever I go, there you are. My luck; my fate; my fortune. Chanel No. 5: inevitable”. Lunga vita alla formula dell’eterna femminilità.
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