Durante gli ultimi mesi sono usciti vari romanzi che raccontano la maternità, da diversi punti di vista. La solitudine che molte donne vivono come madri. La potenza dell’atto di donare la vita. Le difficoltà di chi cerca in tutti i modi di avere un figlio che non arriva. Il dono dell’adozione. Il dono di Antonia, di Alessandra Sarchi, pubblicato da Einaudi, con uno sguardo unico e originale, si inserisce all’interno di questo filone. Attraverso la storia di Antonia, Sarchi racconta il senso di potenza e paura che scaturiscono dal mettere al mondo una nuova vita.
La protagonista de Il dono di Antonia vive sulle colline bolognesi, dove gestisce una fattoria. Ha una figlia adolescente, di nome Anna, che soffre di disturbi alimentari. Antonia si ricorda l’appagamento e la dipendenza reciproca che, anni prima, derivavano dall’allattamento e dalle prime pappe; Anna, per stare al mondo, dipendeva da lei che la nutriva. Ora non è più così. Anna rifiuta il cibo forse come tentativo di recidere il legame con la madre, e lentamente sparisce dal mondo che la circonda. Parallelamente Antonia ha una storia sommersa, rivelata solo al marito, che torna a galla con una telefonata di un ragazzo americano di ventisei anni. Ventisei anni prima, Antonia si trovava a Los Angeles con una borsa di studio. Qui si legò profondamente a una donna, più grande di lei, a cui donò un ovulo da cui nacque Jassie. Antonia, dopo questo atto d’amore, tornò in Italia interrompendo qualsiasi rapporto con gli Stati Uniti. Jassie ha appena scoperto di essere al mondo grazie a due madri e vuole conoscere Antonia, per capire cosa l’ha portata a quel gesto di generosità e altruismo. I due si incontreranno in un bar di Bologna e, nel corso di una lunga conversazione, scopriranno chi sono e di chi sono.
Alessandra Sarchi, con Il dono di Antonia, riesce perfettamente a raccontare la molteplicità di sentimenti che si sviluppano nell’animo di una madre. Un amore sconfinato, una paura che ti congela fino nelle ossa, rabbia e ribellione per una condizione da cui non si può tornare indietro.
Che volete da me, vorrebbe dire a entrambi: a quel figlio che non è figlio e a quella figlia che non vuole esserlo; che volete ancora da chi vi ha dato la vita, e ora non è nemmeno più sicura che ne sia rimasta per sé.
Una scrittura cristallina, una storia sincera, un’umanità genuina.