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La moda ai tempi del COVID-19

by Francesca Marangoni
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È inevitabile pensare all’impatto che l’emergenza COVID-19 ha avuto ed avrà sul settore della moda. Il primo sentore di cambiamento era già arrivato in maniera netta durante la Milan Fashion Week lo scorso febbraio, dove i buyer cinesi presenti erano numericamente inferiori rispetto alla stagione precedente, senza dimenticare la decisione di Giorgio Armani di sfilare a porte chiuse. Il prezzo che paga ora la moda è caro, e di conseguenza anche l’intera economia nazionale e mondiale. 

Il sistema moda Italia è un colosso che ha generato un giro di affari per 71 miliardi di euro nel 2018 (+3,4% rispetto all’anno precedente), dà attualmente impiego a 580mila lavoratori e vale l’1,2% del PIL nazionale. Numeri da capogiro, eppure anche questo gigante è stato messo in ginocchio dall’attuale emergenza sanitaria. Ma c’è una cosa molto importante da tenere presente: la moda è creatività, sensibilità e soprattutto lavorazione. La parte di lavoro manuale sembra essere stata sottovalutata negli ultimi tempi, a favore di un focus sul marchio e sui suoi valori da parte del consumatore, ma non dimentichiamo che il termine fashionderiva dal francese façon, che sta ad indicare la confezione del capo finito. Ecco quindi che le più grandi case di moda del Paese non stanno certo a guardare e, puntando sull’abilità delle migliori sarte che normalmente darebbero vita a capi meravigliosi ed indimenticabili, riconvertono la filiera produttiva per poter donare ai propri connazionali in trincea mascherine firmate Herno, Scervino, Balenciaga e Saint Laurent, camici monouso per operatori sanitari firmati Armani e gel lavamani al posto di profumi e prodotti make-up firmati Dior, Givenchy e Guerlain (tutti appartenenti alla famiglia LVMH).

Senza dimenticare ovviamente le donazioni agli ospedali da parte dei grandi marchi come Moncler, Armani, Gucci e Versace, i sostegni economici ai dipendenti per affrontare questo momento di crisi e le campagne di raccolta fondi per potenziare le strutture – impossibile dimenticare la cifra record racconta da Chiara Ferragni e Fedez di 4 milioni di euro, con i quali sono stati creati nuovi posti di terapia intensiva all’Ospedale San Raffaele di Milano. La moda non è mai stata così unita, così democratica, così importante.

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Che cosa ne sarà invece del sistema moda da un punto di vista economico? A marzo le vendite hanno subito una comprensibile battuta d’arresto, nonostante alcune piattaforme online siano rimaste aperte per garantire una minima fonte di guadagno e di smaltimento dei prodotti in collezione. 

Andando a monte della situazione, la filiera è stata interrotta e senza questi elementi risulta difficile fare previsioni su quello che sarà alla riapertura delle aziende, ma certamente servirà uno sforzo da parte del Governo per aiutare anche questo settore a rimettersi in moto. Alcuni avanzano l’ipotesi di saltare una collezione, la SS21, per fermarci e ripartire con tutti gli strumenti adeguati. Francesco Tombolini, presidente di Camera Buyer, spiega così la situazione: “È come se avessimo organizzato due cene per cento persone. Abbiamo tutto pronto ma vengono in dieci: come si può pensare a una terza cena? Abbiamo tutto in tavola e teniamo il frigo pieno? Dobbiamo fare una programmazione. Prima, aiutiamo il sistema a smaltire le collezioni di quest’anno (…) poi cerchiamo di prevedere il prossimo anno: consegnare le collezioni primavera/estate 2021 già da ottobre mi sembra prematuro. Se le aziende restano chiuse fino a fine aprile, la prossima stagione autunno/inverno slitta nelle consegne. Ormai i calendari del sistema moda sono usciti dalle sfere tradizionali. La primavera estate viene consegnata a novembre e l’autunno l’inverno a maggio, ci dovrebbe essere un ciclo più rapido e meno impattante. Spostando la primavera/estate 21 e riducendola qualcosa si perde, ma si lavorerebbe meglio, guadagnando tempo e liquidità”. Sicuramente è una proposta fondata e sensata, ma come potrebbero reagire i buyer ed i consumatori di fronte a questa decisione, alla mancanza di novità? Non si potrebbe proporre una collezione più ridotta, ma nuova? Oppure una collezione composta da capi continuativi, per rimanere nel segno del bello e classico che non tramonta mai? 

Le domande che sorgono sono tante, e le risposte arriveranno solamente con il tempo, ma certo è che questo momento epocale lascerà il segno e servirà a rivedere i propri schemi e i timing dell’intero settore moda, da sempre molto rigidi e regolari nelle cadenze. Comunque vada, vogliamo concludere con la dichiarazione di Toni Scervino, che meglio riassume lo spirito del settore: “Superiamo questo momento e poi ci sarà tempo per pensare a come ripartire con fantasia, perché poi di quella ci sarà bisogno. Dopo lunghe sofferenze chiusi in casa, la gente avrà voglia di leggerezza. Qualcosa nel mondo della moda cambierà di certo, bisognerà riorganizzarsi. Ma intanto pensiamo solo a fare il massimo per aiutare chi è in prima linea contro il Covid-19″.

Italia, we are with you. 

Image source: Cameramoda.it; Instagram 

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