Notò i libri sul tavolo. Immediatamente, nei suoi occhi apparve un desiderio febbrile, simile a quello che si accende negli occhi di un uomo affamato alla vista del cibo. D’impulso, con una falcata accompagnata dal dondolio delle spalle verso destra e sinistra, raggiunse il tavolo e iniziò a toccare i libri con amore.
In queste frasi è riassunta tutta l’essenza di Martin Eden, protagonista dell’omonimo romanzo di Jack London, scritto e pubblicato più di un secolo fa. Come mai questa settimana parliamo di un classico della letteratura americana? Perché questo romanzo è stato recentemente riscoperto dal pubblico italiano, grazie alla trasposizione cinematografica del regista Pietro Marcello. Il film ha partecipato alla 76° Mostra internazionale del cinema di Venezia, dove Luca Marinelli, che ha vestito i panni di Martin Eden, ha vinto la coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile.
Eppure quella di Pietro Marcello è una libera interpretazione del romanzo. Questo vuol dire che fra film e libro ci sono diverse differenze, anche se il messaggio trasmesso è simile. Il Martin Eden della pellicola è ambientato a Napoli, mentre le vicende narrate nel romanzo si svolgono a San Francisco. In entrambi i casi però, il protagonista fa parte del proletariato. È un ragazzo del popolo che per vivere fa il marinaio, ma si innamora di una giovane borghese e pure di vedere ricambiati i propri sentimenti decide di iniziare a studiare e di elevarsi a una condizione sociale migliore. Sia nel romanzo che nel film, in Martin Eden vive un costante dualismo. Da un lato ama l’arte, la letteratura, la scienza e vorrebbe padroneggiarle sempre di più per riuscire a conquistare la bella e intelligente Ruth. Dall’altro però si sente di tradire le proprie origini e la propria natura, non vuole fingere, non vuole indossare una maschera. Ovviamente dietro a Martin Eden c’è il suo autore, Jack London. Si tratta di un romanzo fortemente autobiografico, che racconta la forza di volontà, la capacità di farsi da sé, il sogno americano. London nacque senza padre, ma nella vita non lo fermò nulla. Studiò da autodidatta, viaggiò tantissimo, e morì a soli quarant’anni, avendo realizzato nella sua breve vita molto più di quello che la maggioranza degli uomini fa in un’esistenza lunga il doppio. Un romanzo che è un inno al potere del libro come strumento di cultura, di crescita personale e sociale. Se amate i libri vi consiglio fortemente di leggerlo, rimarrete incantati dalla lingua di Jack London e dalla storia di Martin Eden!
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