L’infanzia rubata dalla guerra. Una città sotto assedio. Stragi e pulizia etnica. I cecchini, i mortai, l’Europa e il mondo intero che si voltano dall’altra parte. La storia è ciclica, accade, si ripete ancora e ancora. Potremmo parlare dell’odierno conflitto in Ucraina, della guerra in Siria e dei tanti conflitti avvenuti nel mondo negli ultimi decenni. Come se si sovrapponessero, uno sull’altro. Cambiano i tempi, i luoghi, i nomi. Non cambiano le conseguenze, il dolore, i morti. Mi limitavo ad amare te, nuovo romanzo di Rosella Postorino, edito da Feltrinelli, parla di un evento antico come l’umanità: la guerra.
Sarajevo, 1992. Da questa città offesa e da questo tempo ignorato inizia il racconto di Mi limitavo ad amare te. Omar, Sen, Nada, Ivo vivono in un orfanotrofio, costretti ad occuparsi di loro stessi, come se fossero adulti e non bambini. Infatti la guerra li ha isolati, gli educatori e gli insegnanti non riescono più a raggiungerli, solo pochi adulti vegliano su di loro. E così Omar passa le sue giornate alla finestra, in attesa della madre. Nada si isola in camera, disegna e pensa alla madre. Ivo e Sen, i più grandi, schivano i cecchini alla ricerca di qualcosa da mangiare.
Improvvisamente tutto cambia, quando una mattina di luglio, per allontanarli dalla guerra, un pullman li porta via contro la loro volontà. Nada, Omar, Sen possono salvarsi, diretti in Italia. Ivo è troppo grande, deve rimanere a Sarajevo e combattere per la sua città. In viaggio conoscono Danilo; lui non viveva nell’orfanotrofio perché ha una mamma e un papà che però, pur di salvarlo, acconsentono a farlo partire.
Il pullman è diretto a Spalato, da qui un aereo li condurrà in Italia, dove inizialmente saranno accolti in case famiglie e poi dati in affido o in adozione a coppie italiane. Una faccenda complessa, non ancora del tutto chiara. Per anni il governo italiano e quello bosniaco hanno cercato di trovare un accordo per far rientrare i bambini a Sarajevo, nella loro città, senza però riuscirci.
Rosella Postorino racconta l’infanzia colpendo il lettore al cuore. Una lingua diretta, limpida, semplice, per raccontare vicende private e collettive, amore, dolore, odio, guerra. Cosa significa essere bambini durante un conflitto terribile come quello serbo-bosniaco? Come si può diventare grandi superando il trauma dell’abbandono e del distacco? Dopo Le Assaggiatrici, romanzo che le valse il Premio Campiello nel 2018, Rosella Postorino si conferma abile esploratrice della storia del Novecento. Domande a cui Mi limitavo ad amare te non può dare una risposta perché la risposta non esiste.
Image Source: Shutterstock – Feltrinelli