Il silenzio avvolge tutto. Le strade di Reykjavik, in cui vive una piccola criminalità fatta di furti e ricettazione. Il passato, che poi è sempre lì pronto a presentare il conto. Le persone e le loro case, in cui i segreti si affastellano uno sopra l’altro. E poi c’è una fievole voce, che chiede giustizia, da dietro un muro… Così prende avvio Muro di silenzio, giallo dell’autore islandese Arnaldur Indridason, pubblicato in Italia da Guanda.
Muro di silenzio fa parte di una serie di gialli, in cui il protagonista è l’ex agente di polizia Konráð, ormai in pensione, alle prese con il caso mai risolto dell’omicidio di suo padre. Seppi, il padre di Konráð, era un criminale da quattro soldi, accusato di rapine, ricettazione, e piccoli reati di questo genere. Non è mai stato un buon padre, violento nei confronti della moglie, ha cresciuto Konráð in un clima ostile. Tutto questo però terminò, alla fine degli anni Sessanta, quando fu rinvenuto cadavere fuori dall’affumicatoio cittadino. Nonostante le indagini, il colpevole non fu mai individuato. Per questo oggi Konráð cerca di dare un volto e un nome all’assassino del padre.
Il vecchio omicidio di Seppi si intreccia con un altro caso, più recente. In una villetta alle porte di Reykjavik è stato trovato un cadavere murato nell’intercapedine di uno scantinato. In quella casa per anni si sono susseguiti inquilini e proprietari, tutti accomunati dalla stessa inquietudine, che gli spingeva ad abbandonare l’abitazione dopo pochi mesi. Konráð si interessa subito al caso, ma la polizia lo tiene a distanza, eppure l’ex agente non demorde… probabilmente percepisce che questa nuova inchiesta a qualcosa a che fare con l’assassino di suo padre.
Muro di silenzio è un giallo nordico, in cui a farla da padrone è l’atmosfera che si vive in quei luoghi. Arnaldur Indridason descrive alla perfezione una Reykjavik decadente, povera, ben lontana da quello che è oggi. Qui si parla di infanzia rubata, di violenza di genere, di giustizia sommaria. Non si tratta del giallo perfetto, il finale è scontato, ma la capacità stilistica di Indridason ci permette di perdonargli qualche pecca nella trama.
Image Source: Guanda – Shutterstock