Quiet luxury è una delle tendenze più virali del momento. Sarà che durante questi tempi di incertezza, osare è più difficile, e sarà che anche sulle passerelle della prossima stagione più glamour e sofisticato. L’espressione quiet luxury è nata per indicare la passione delle persone molto ricche per abiti costosissimi, ma all’apparenza anonimi. Un lusso rilassato, tranquillo, non gridato a suon di loghi e monogram. Rientrano in questo trend vestiti dai tessuti pregiati, dal taglio impeccabile e con il brand riconoscibile solo agli occhi più esperti.
Veste quite luxury chi compra meno capi ma giusti, che durano a lungo, più versatili, resistenti e meno inquinanti nei confronti dell’ambiente. Anche se non dicono nulla ai più, sono firmati da alcune delle più importanti maison, facilmente riconoscibili solo per chi ha un occhio attento, in grado di rilevare la qualità del taglio e dei tessuti. Ecco perché si parla di lusso invisibile o quiet luxury in riferimento a uno stile low profile, privo di ostentazione, almeno finché non si va a vedere il cartellino con il prezzo.
Un’espressione che è arrivata alle nostre orecchie riferita ai look sfoggiati del cast di Succession, la fortunata serie HBO ispirata al magnate della televisione Rupert Murdoch. Un esempio che spiega bene il fenomeno: la costume designer della serie, Michelle Matlan, ha scelto per alcuni episodi di far indossare al personaggio di Kendall Roy un cappellino da baseball. All’apparenza insignificante, grigio e tinta unita, si è poi rivelato essere firmato Loro Piana, realizzato nel prezioso cashmere che ha reso celebre il brand e in vendita alla cifra di quasi seicento euro.
Al di là dei trend setter hollywoodiani, però, questa tendenza all’understatement non solo riflette lo stile reale di molti milionari (basti pensare a Steve Jobs e alla sua celebre polo nera Issey Miyake) ma sembra anche aver conquistato un pubblico più vasto, con un potere di spesa forse inferiore ma comunque consistente.
Secondo un articolo di Time, infatti, la propensione a scegliere abiti no logo è una diretta conseguenza degli effetti negativi che la pandemia ha avuto sull’economia globale. Non si tratta, quindi, di una banale moda temporanea. Non a caso, è un tema affrontato anche alla conferenza tenuta dal colosso mondiale del lusso LVMH per riferire sullo stato del gruppo nel primo quadrimestre del 2023. Gli analisti hanno chiesto al Chief Financial Officer Jean-Jacques Guiony come il gruppo (proprietario di brand molto amati anche per la loro riconoscibilità) abbia intenzione di comportarsi verso questa maggiore propensione a un’eleganza sommessa e lui ha risposto così:
Per noi non costituisce un problema, LVMH aveva già previsto una maggiore richiesta di capi dall’estetica discreta ed è pronta a soddisfare le esigenze di tutti con prodotti su misura.
Questo approccio understated ma ancora molto “alto” al lusso che ha eliminato ogni sorta di eccesso o decorativismo, e privilegia tessuti di qualità, lavorazioni artigianali, linee che non tramontano mai, è veicolato da brand come The Row, antesignano di questa estetica, Khaite, Toteme, e brand italiani come Brunello Cucinelli, Loro Piana, Max Mara, Tod’s, Ferragamo, che da sempre propongono capi classici che non conoscono stagioni.
Quello da cui anche noi comuni mortali possiamo prendere spunto, però, è di smettere di fare acquisti d’impulso. Meglio investire in capi di qualità, non necessariamente dal prezzo astronomico ma comunque destinati ad accompagnarci nel tempo senza andare mai fuori moda. Meglio uno shopping meno frequente ma ragionato, quindi. Più sostenibile, sia per il portafogli che per l’ambiente.
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