Ho deciso di prendermi del tempo per me stessa, una lunga doccia e un po’ di relax sul divano con un bel libro…leggo però di un nuovo cortometraggio della Disney, Reflect, che ha come protagonista una ragazzina di 13 anni di nome Bianca e che ha come tema la body positivity. Non posso resistere: accendo la TV e sono già su Disney+, all’interno del progetto di film sperimentali Short Circuit. Sei minuti passano in un attimo, complice la meravigliosa colonna sonora suonata quasi interamente al pianoforte. Ammetto, la lacrimuccia è scesa…ed ecco le mie impressioni.
Di che cosa parla Reflect
Reflect è il racconto di una giovane ballerina di danza classica, Bianca, che diventa il primo personaggio over-size della Disney: Bianca, infatti, a differenza della canonica ballerina classica a cui siamo abituati, longilinea ed esile, è cicciottella. Uso appositamente l’aggettivo “cicciottella”, in quanto voglio combattere proprio quel tabù che stigmatizza oramai anche le parole. Bianca combatte ogni giorno contro la sua immagine riflessa nello specchio, nel suo tutù rosa alla sbarra: si parla di “dismorfismo corporeo”, quel disturbo che si caratterizza per un’eccessiva preoccupazione per alcuni difetti fisici corporei, che possono anche essere minimi o del tutto assenti.
In realtà, Bianca nel cortometraggio ha 13 anni, l’età in cui ognuno di noi entra nell’adolescenza e inizia a fare i conti con un’immagine di sé che, la maggior parte delle volte, non piace e non è adeguata alle aspettative che abbiamo nei confronti di noi stessi. “Pancia in dentro e collo lungo“, ricorda l’insegnante di danza a Bianca: la ragazzina fatica ad accettare queste parole, fatica ad accettare se stessa e si guarda attorno, desolata, rischiando di essere inghiottita dallo specchio. E ora arriva lo spoiler: Bianca si salva, rompendo quello stesso specchio che stentava a guardare, perché il suo amore per la danza e la passione che mette in ogni passo sono più forti, hanno più valore e più forza dei kg che la allontanano dagli stereotipi fisici condivisi.
La regista
Hillary Bradfield, che ha già lavorato a Encanto e Frozen II, sceglie una ballerina per parlare di dismorfismo corporeo, perché questa figura rende naturale il fatto di guardarsi allo specchio. “A contare sei solo tu e il tuo talento“, ci vuole dire la regista, che racconta anche quanto sia stato difficile animare una ballerina attraverso la grafica 3D, rendendo realistici e precisi i riflessi allo specchio.
A volte – conclude la regista – si attraversa il buio per tornare al posto giusto e ciò rende quel posto ancora più bello.
Perché lo consiglio
Mi è piaciuto Reflect? Da morire. Mi sono identificata in Bianca? Tantissimo. Si parla tanto, eppure mai troppo, di Body Positivity e di Body Shaming, tanto che un colosso come Disney sta adeguando la propria offerta, rivolgendosi direttamente ai pre-adolescenti, che affrontano per la prima volta questi temi, non senza difficoltà. Ma la realtà è che il primissimo Body Shaming lo facciamo noi nei confronti di noi stesse, ogni mattina quando ci guardiamo allo specchio, pizzicando con stizza quel rotolino che proprio non sopportiamo.
É difficile farsi accettare dagli altri quando si ha un difetto corporeo evidente (e qui vi risparmio il pippone sui canoni estetici della società odierna), ma è ancora più difficile accettare se stessi per quella gobbetta sul naso, quei kg in più, quei piedi a papera che proprio non sopportiamo. Come si supera questo scoglio, come ci si accetta? Non lo so, ma Bianca continua a ballare, perché farlo la rende felice.
Image Source: Disney – The Society of Illustrators of Los Angeles