Dicembre è iniziato, e con lui il conto alla rovescia che ci separa dal Natale. È un momento magico dell’anno, e questa magia è costruita a tavolino e amplificata all’ennesima potenza dai brand e dai negozi che, già da metà Novembre, vestono il Natale. Milano è testimonianza lampante di questo spirito tanto luccicante quanto commerciale: l’eleganza si riflette nei sorrisi perfetti e nei tessuti pregiati, soprattutto nelle zone più centrali come la Rinascente, il tempio del lusso. Ma Milano è anche tanto altro: è città di contrasti. Ogni mattina, una ragazza cammina fra la folla verso la Rinascente, dove lavora presso un importante brand di moda. Una ragazza che potremmo definire “come tante”, ma con una sensibilità che la rende diversa. Lì, nel frastuono della metropoli, l’occhio acuto di Rosy – questo è il suo nome – scopre un altro volto della città: quello dei senzatetto, delle vite invisibili che lottano per sopravvivere all’ombra dei grandi brand. Ogni giorno, il contrasto si fa più stridente, ogni giorno il peso di quella disuguaglianza cresce.
E così, come una domanda che non può restare senza risposta, dentro di lei nasce una necessità: fare qualcosa. Non più spettatrice, ma protagonista di un cambiamento. Decide di rispondere, di non voltarsi più dall’altra parte: da quel bisogno di donare aiuto, Rosy fonda un’associazione che diventa un faro per chi non ha più nulla, ma soprattutto, per chi ha ancora il coraggio di sperare: i Sacchettari. Questa associazione è formata da persone che, una volta alla settimana, si muove tra Duomo e San Babila per donare vestiti e coperte ai senzatetto: il nome Sacchettari é nato in un baretto in porta romana, dalla mente di sei persone che pensavano ad un nome da dare a questo gruppo di volontariato…Da lì, i “sacchettari”…ossia coloro che portano i sacchetti. Questa intervista nasce dalla volontà di rendere visibile una realtà che, tra tante iniziative, vuole rispondere ad una domanda che nessuno ascolta. E proprio sotto Natale ci ricorda che, oltre le luci e lo scintillio, c’è anche la gioia di donare. E non solo a Dicembre.
- Ciao Rosy, da dove nasce il tuo desiderio di fondare l’associazione?
Il progetto dei Sacchettari è nato 6 anni fa, dopo una delusione con un altro gruppo di volontariato: mi erano in rimasti in garage tanti vestiti da donare e avevo ancora tanta voglia di aiutare. Da lì, la volontà di creare in autonomia un gruppo a mia immagine e somiglianza, con l’obiettivo di aiutare le persone.
- Come sei riuscita a coinvolgere altre persone in questa missione?
Ho iniziato a coinvolgere le persone vicino a me, inizialmente con scarsi risultati: non si riusciva ad uscire tutte le settimane e non molti credevano in questo progetto. Finalmente, sembrava che avessi trovato le 3/4 persone con cui uscire ogni settimana, ma ecco che la pandemia ha bloccato ogni possibilità di uscita.
Per non rinunciare al progetto, l’ho spostato online: ogni giovedì, i Sacchettari si riunivano online e parlavano delle loro giornate, anche solo per farsi compagnia e non stare soli. Quando finalmente è arrivato il “liberi tutti”, il progetto è rimasto visibile sui social e da lì, complice la rinnovata necessità di rapporti umani, sempre più persone si sono aggregate con la voglia di aiutare.
- In che cosa consiste l’impegno come volontario per i Sacchettari?
I Sacchettari, fin dalla loro nascita, si autofinanziano con il passaparola: le persone che vedete nel gruppo si sono unite grazie alla condivisione sui social e tutti i vestiti che doniamo ogni giovedì arrivano proprio grazie al potere del passaparola. Ogni giovedì sera, ciascun componente del gruppo porta le cose che ha ricevuto come donazione da altre persone e le dona a chi vive in strada o è in difficoltà.
É un impegno settimanale che richiede coerenza: le persone che aiutiamo ormai ci conoscono e per loro siamo un punto di riferimento!
- Quali risultati e quali emozioni porta questo tipo di volontariato?
Grazie a questa attività abbiamo costruito relazioni, amicizie, conosciamo le vite di coloro che aiutiamo…e tutto ciò é stato possibile grazie ad un lavoro costante!
Alcune di queste persone all’inizio non si fidavano di noi e malapena ci parlavano, ora invecevogliono che ci fermiamo un po’ con loro a parlare.
Sono piccoli momenti, che però fanno capire quanto sia importante non solo donare vestiti ma regalare il proprio tempo.
- Cosa desideri per il futuro dell’associazione fra dieci anni?
Dieci anni sono tanti…ma posso dire cheda questo mese diventeremo una vera e propria organizzazione, perché il gruppo si sta espandendo, e sempre più persone ed associazioni ci stanno conoscendo (e fanno affidamento su di noi). Ci evolviamo, anche perché necessitiamo di una sede dove poter riporre tutte le nostre donazioni, che in questo momento ognuno di noi tiene nella propria abitazione. Il motto dei Sacchettari é sempre stato DONARE NON BUTTARE!
Grazie Rosy per questa condivisione e complimenti per la tua splendida iniziativa: saper realizzare qualcosa di concreto cogliendo il bisogno da cui siamo circondati non è da tutti. Confido che, grazie anche a questa intervista, molte donazioni arrivino ai Sacchettari e, chissà, magari anche qualche nuovo volontario desideroso di regalare tempo e sorrisi!