La sindrome dell’ovaio policistico o PCOS è un disturbo del sistema endocrino, più comune tra le donne appartenenti a una fascia di età compresa fra i 18 e i 44 anni che si manifesta solitamente a seguito della prima mestruazione, anche se non è una regola. Chi ne soffre è affetta da un ingrossamento delle ovaie, inoltre, può essere causa di alterazioni endocrinologiche e metaboliche (iperandrogenismo, resistenza all’insulina e conseguente iperinsulinemia). Sostanzialmente in presenza di PCOS non vengono prodotti ovuli maturi e il corpo libera androgeni in grande quantità, ormoni notoriamente maschili ma fisiologicamente presenti in piccole quantità anche nel corpo femminile. Di conseguenza, il ciclo mestruale della donna può essere ostacolato o addirittura inibito, manifestandosi perciò in maniera decisamente molto irregolare. La causa esatta della sindrome dell’ovaio policistico è sconosciuta, ma una diagnosi precoce può ridurre il rischio di complicanze a lungo termine, come il diabete di tipo 2 e alcune malattie cardiache.
Ma come si diagnostica questa sindrome e cosa comporta? Quali sono i campanelli d’allarme da tenere sotto controllo? A suggerirci i comportamenti corretti, a febbraio in una lunga intervista, era stata la Dott.ssa Stefania Cattaneo, biologa nutrizionista, che l’ha studiata a fondo e ha anche scritto il libro PCOS – Convivere con la sindrome dell’ovaio policistico.
È il medico la figura sanitaria che si occupa del percorso diagnostico e che conduce le pazienti a conoscere la propria condizione. Il medico che si prenderà cura della paziente valuterà la salute delle ovaie attraverso un’ecografia accurata, prescriverà esami del sangue per valutare i livelli ormonali sia degli ormoni maschili che di quelli femminili; così come l’equilibrio della glicemia e dell’insulina, e studierà insieme alla paziente l’andamento del ciclo mestruale, valutando la presenza o meno dell’ovulazione mensile. Il ginecologo, l’endocrinologo e il dermatologo sono gli specialisti a cui si accede di preferenza. Perché i campanelli d’allarme sono piuttosto significativi e riguardano la femminilità nello specifico e sono: un ciclo non regolare o un ciclo che non si presenta da mesi, acne sul volto o sulle spalle, peli in zone non tipicamente femminili (tra il seno, sulla pancia o sulla schiena, sul mento e sulle guance), perdita di capelli sul vertice della testa, ma anche una gravidanza che non arriva, dopo molti tentativi. Se si associa a questo anche l’aumento di peso e disturbi del metabolismo nei genitori (ad esempio, il diabete), allora occorre non posticipare i controlli, e affidarsi alla valutazione del medico.
La terapia che il medico prescrive sarà individuata in funzione dei sintomi più fastidiosi per la paziente: al momento non esiste una cura risolutiva unica, ma farmaci capaci di gestire sintomi specifici, non la PCOS nel suo insieme. Tutti gli studi internazionali però hanno valutato che occorre curare il modo di mangiare ed essere fisicamente attive. Una dieta controllata nella quantità e nella quantità di carboidrati, con il giusto apporto di proteine e grassi salutari e ricca in fibre può migliorare la qualità ovulatoria, gli aspetti metabolici della sindrome e tenere sotto controllo anche i sintomi dermatologici più evidenti.
Gravidanza
Le donne che soffrono di PCOS hanno un maggior rischio di complicazioni per quanto riguarda la gravidanza. Molte di queste sono simili a quelle comuni nelle donne con diabete, probabilmente anche a causa della maggiore incidenza del diabete in donne con PCOS. Tra i problemi che possono insorgere più frequentemente:
- Maggior rischio di aborto spontaneo: anche se la causa diretta è ancora poco chiara, sembra comunque connessa all’obesità, legata dalla PCOS;
- Diabete gestazionale;
- Ipertensione: il livello della pressione sanguigna deve essere accuratamente controllato in gravidanza al fine di prevenire il rischio di preeclampsia, o gestosi;
- Parto cesareo, in quanto le donne con PCOS hanno maggior rischio di parto pretermine.
Sindrome dell’ovaio policistico: alimenti amici e nemici
Si consiglia di limitare l’assunzione di zucchero, dolci e bevande zuccherine. Da privilegiare, invece, alimenti ricchi di grassi mono e polinsaturi, come pesce azzurro, frutta secca, olio extravergine d’oliva, olio e semi di lino, riducendo il consumo di grassi saturi come insaccati, burro, olio di palma e di cocco, formaggi stagionati, carni grasse. Una buona idratazione è fondamentale, almeno con un litro e mezzo di acqua al giorno. Da evitare i nemici come fumo e alcolici e limitare, invece, la caffeina. È consigliato ridurre il sale e limitare il consumo di alimenti che ne contengono in elevate quantità, come dadi, salse o alimenti in scatola.
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