«Datemi gli anelli di famiglia, l’argenteria e le tovaglie di lino, passatemi ogni cosa, sono la Robin Hood di Piacenza, rubo ai ricchi per dare a me». Così si descrive, in prima persona, Chiara Tagliaferri, nel romanzo Strega comanda colore, pubblicato da Mondadori. Come fin dal titolo si intuisce, Chiara Tagliaferri ama le streghe, donne moderne ed emancipate, contemporanee morgane, con cui spesso si identifica. Lei, che con Michela Murgia ha dato vita prima al podcast e poi ai libri Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe e Morgana. L’uomo ricco sono io, ora trova il coraggio di raccontare la propria storia di bambina, ragazza, donna, fuori dagli schemi, unica e irripetibile.
Chiara Tagliaferri, voce narrante e protagonista di Strega comanda colore, è nata nella Bassa Padana, a Piacenza. In una famiglia matriarcale. Tutti tenuti in pugno da una nonna terribile, che deteneva il potere grazie al denaro. Col denaro esercitava controllo, umiliava, puniva con infinita crudeltà. Il libro si apre con una scena agghiacciante: i genitori di Chiara che mortificati ripagano un debito contratto con nonna Viviana, con tanto di interessi calcolati al centesimo. Debito stipulato per seppellire il primogenito, fratello di Chiara, nato morto.
Chiara cresce e a cinque anni dice alla madre: «Quando la nonna Viviana muore ballerò sulla sua tomba con le scarpe rosse». Diventa una bambina intelligente, un’adolescente curiosa, il cui amore per la letteratura, il latino, il greco viene sacrificato in un istituto tecnico. Dopo la maturità scappa dalla provincia, studia a Torino, poi si trasferisce a Roma, dove inizia a lavorare in Rai. E qui esplode, donna che vuole tutto: abiti, gioielli, scarpe, borse. Nulla è mai abbastanza. Corre per svendite, mercatini, le commesse ormai la conoscono. Ha fame di cose, di vita, ma non di cibo. Incontra i soldi. Incontra l’amore, qualcuno che riesce a colmare le sue paure, i suoi sensi di colpa. Che riesce a non farla scappare più.
Strega comanda colore è un romanzo dai personaggi femminili indimenticabili: Chiara, la nonna, la mamma, la sorella. Di uomini ce ne sono pochi, ma fondamentali per la storia personale dell’autrice. Uno stile infuocato per una storia coraggiosa, in cui senza ipocrisie, l’autrice dona al lettore tutta se stessa, giocando con verità e finzione. Un libro che mi ha ricordato l’audacia de La più amata e Sembrava bellezza di Teresa Ciabatti.
Image Source: Unsplash – Mondadori