Fin dal risvolto di copertina, il lettore è portato a porsi questa domanda: fino a dove può arrivare una persona ferita? Perché Tarantola, thriller dello scrittore francese Thierry Jonquet, pubblicato in Italia da Einaudi, è la storia di un terribile dolore e della conseguente vendetta. Un noir perfetto, un incubo atroce e senza fine, che terrà il lettore col fiato sospeso e lo lascerà totalmente sbalordito quando la verità sarà rivelata.
Tarantola si svolge su tre piani narrativi, corrispondenti ai tre personaggi protagonisti. Abbiamo Richard Lafargue, un ricco e famoso chirurgo plastico. Spesso si fa vedere in pubblico e ai convegni medici con una donna splendida e silenziosa al suo fianco. Nessuno sa che in realtà questa donna, di nome Ève, è suo prigioniera e costretta da Richard a prostituirsi; l’uomo gode nel vederla soffrire e degradarsi. Il secondo protagonista è Alex Barny. Ha rapinato una banca e il suo volto è su tutti i giornali; deve trovare una via di fuga. Infine c’è Vincent Moreau. Una notte, mentre girava in moto per i boschi, qualcuno lo ha rapito e segregato in uno scantinato; da quattro anni si sono perse le sue tracce.
Tarantola è quello che oserei dire il perfetto thriller psicologico. Un incredibile gioco di incastri che si concluderà con un prodigioso colpo di scena. Forse l’unico difetto è la brevità, solo 140 pagine, quando avresti avuto voglia di leggerne ancora, ancora e ancora… Thierry Jonquet per me è stata una rivelazione, la psicologia dei personaggi è profondamente studiata e tutto il romanzo ruota intorno alla sindrome di Stoccolma, cioè quel particolare stato di dipendenza psicologica e affettiva che lega la vittima al suo carnefice.
Da Tarantola, nel 2011, Pedro Almodóvar ha tratto il film La pelle che abito, con Penélope Cruz e Antonio Banderas. Il regista si è preso alcune libertà rispetto alla trama originaria, ma comunque vale la pena di vedere il film. Ovviamente dopo aver letto il libro!
Piccolo e fulminante, il libro perfetto da mettere in valigia.
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