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Tenera è l’acqua: senilità tra luci e ombre

by Diletta Cecchin
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C’è un momento della vita in cui ci si rende conto che gli anni lasciati alle spalle sono di più di quelli che abbiamo ancora di fronte a noi. Questo attimo, fatto di paure, incertezze, conti che non tornano, è ritratto alla perfezione da Sebastiano Nata, nel suo ultimo romanzo Tenera è l’acqua, edito da Atlantide.

Tenera è l'acqua

I protagonisti di Tenera è l’acqua sono tre, due uomini e una donna. Si muovono in una Roma sospesa, tra centro e periferia, dove la vita quotidiana scorre con naturalezza, quasi banalità. Giacomo e Mattia sono le figure maschili di questo romanzo, condividono la stessa passione per il nuoto, praticato a livello master. Si incontrano in vasca, portano il loro corpo di cinquantenni allenati al limite, bracciata dopo bracciata. L’acqua diventa il luogo dove combattere il passare degli anni. Paola è la figura femminile. Insegna educazione fisica in una scuola media della periferia romana e arrotonda con lezioni di fitness. È sposata ad un uomo che non ama più, ha due figli ormai grandi. Ha avuto una storia passeggera con Giacomo, quando entrambi vivevano un momento di difficoltà. Con Mattia invece, anni dopo, riscopre cos’è l’amore e la passione, al punto da abbandonare le certezza della vita famigliare.

Sullo sfondo di Tenera è l’acqua i dubbi di Giacomo, Mattia e Paola che percepiscono sulla pelle l’indifferenza e l’ingiustizia dilagante. Sono quasi pronti ad arrendersi, sfiniti, accettando il mondo così com’è. Ma poi, come nel nuoto, quando ti manca il respiro e il muro di fine vasca sembra lontanissimo, riesco a trovare l’ultima, insperata, risorsa di energia, e vivere ancora, metro dopo metro, giorno dopo giorno.

Tenera è l'acqua

Vent’anni fa, Sebastiano Nata fece scalpore col suo romanzo di esordio Il dipendente, diventato un libro cult che ha iscritto il suo autore nella corrente degli scrittori cannibali. Ecco, da un cannibale mi aspettavo qualcosa in più. Tenera è l’acqua inizia alla perfezione, l’incipit è accattivante, non vedi l’ora di proseguire, di scoprire di più di Giacomo e Mattia. Ma poi si sgonfia come un bluff, risultando a tratti noioso e slegato. Nata nella vita lavora come manager di diverse aziende, che operano anche nel terzo settore. È evidente che in Giacomo possiamo trovare il suo alter ego. Ma le pagine e pagine di spiegazione del lavoro nel terzo mondo, del reperimento dei fondi, del tentativo di riduzione della fame nei paesi più poveri dell’Africa, sono veramente eccessive. Se nei primi capitoli era interessante leggere qualche pagina più tecnica su questo argomento, col proseguire della lettura questa parte del romanzo diventa ridondante.

Al netto di tutto ciò, l’idea di fondo di Tenera è l’acqua è molto interessante. Nata ha cercato di accendere un faro sulle insicurezze dei cinquantenni. Ma resta un’idea in potenza, poco sviluppata.

Image Source: Atlantide

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