Neige Sinno
ha conosciuto la violenza più nera, quella che ti spinge dentro a un baratro di dolore, vergogna, paura e senso di colpa. Neige Sinno ha incontrato la tigre, e dopo anni di terrore paralizzante e silenzio, è riuscita ad affrontarla e guardarla negli occhi. Prima denunciando e poi scrivendo questo libro, Triste tigre, edito in Italia da Neri Pozza e vincitore del Premio Strega europeo.
Quando ho saputo che per proteggerli bisogna mantenere il silenzio, ho taciuto. Quando ho pensato che per proteggerli dovevo parlare, ho parlato. Mi è stato detto che avrei perso tutto, che mi avrebbero dato della strega, della traditrice. Ho parlato ugualmente. Credo di aver fatto di tutto per salvarli. Salvarli da cosa esattamente? Per molto tempo ho creduto che il peggiore dei mali gli sarebbe stato risparmiato. Adesso non so più.
Così scrive Sinno in uno dei passaggi finali di Triste tigre, in cui si interroga sul senso di questo libro, e più in generale delle sue azioni, e sul significato di arte e letteratura. Triste tigre è un memoir in cui l’autrice ripercorre la propria storia di violenza infantile. Sinno aveva sette anni (o forse nove, non ricorda esattamente) quando il patrigno iniziò ad abusare di lei. L’unico tentennamento nella memoria di Sinno riguarda il momento dell’inizio degli stupri, tutto il resto è lucidamente impresso nella sua memoria. A diciannove anni, quando finalmente era lontana da casa e dal suo aguzzino, e quando iniziò ad avere paura che l’uomo facesse lo stesso ai fratelli minori, Sinno denunciò.
La conseguenza furono anni di processi pubblici, una condanna, la detenzione. Scontata la pena, l’uomo è tornato in libertà. Neige Sinno oggi vive in Messico, con il marito e la figlia. Per anni si è interrogata a lungo. Scrivere o dimenticare? Testimoniare o rimuovere? Fino a quando l’impossibilità di scrivere è diventata impossibilità di non scrivere. È impossibile esprimere un giudizio sul contenuto di questo libro. Ci troviamo di fronte a un’opera importante, fondamentale, in cui la vicenda personalissima dell’autrice si intreccia a una riflessione più ampia sul concetto di colpa e di pena. Tantissimi sono anche i riferimenti letterari, uno su tutti Lolita di Nabokov. Prendo in prestito le parole di Annie Ernaux (vincitrice del Nobel per la Letteratura):
Leggere Triste tigre è come calarsi in un abisso con gli occhi aperti. Ti costringe a vedere, a vedere davvero, cosa significa essere un bambino abusato da un adulto, per anni. Tutti dovrebbero leggerlo. Soprattutto gli adolescenti.
Image Source: Neri Pozza